GIUGNO
1 - Buongiorno e buona domenica a tutti; Lc 24,46-53. Oggi è la Solennità dell'Ascensione del Signore. Con questo mistero, la nostra umanità è innalzata accanto a Dio. È ora per Gesù di tornare in cielo. Una forza di gravità attira Gesù verso l'alto. La missione è compiuta e c'è un passaggio di consegne (Lc 24,49). Dopo di lui tocca ai discepoli. Gesù chiama undici uomini impauriti e alcune donne più coraggiose di loro, li sospinge a guardare oltre, e a farsi racconto di Dio a tutti i popoli. Ma Gesù non è in fuga. Li benedice (Lc 24,50). Egli rimane con loro con il suo Spirito e dà fiducia a quanti lo hanno amato pur non capendo molto. Affiderà alla loro fragilità il mondo e le sue ferite. Gesù non è fuggito in qualche angolo del cosmo. È asceso nel profondo di ogni vita, nell'intimo delle sue creature, è l’invisibile sempre presente. Prima era accanto a te, ora è dentro di te. Chiede di uscire dalle proprie caverne e di mettersi in moto. Non esiste nel mondo solo la forza di gravità verso il basso, ma anche quella verso l'alto. È una forza che rende eretti. Luca conclude il suo Vangelo dicendo: "i discepoli tornarono a Gerusalemme con grande gioia" (Lc 24,52). Avrebbero dovuto essere tristi per la partenza di Gesù, il loro Maestro. Si è acceso, invece, in loro un fuoco che li avrebbe aperti al mondo, resi capaci di passare e ricevere amore. A far questo è lo Spirito Santo (cfr. Lc 24,49b). Gesù non rimane per chiarire i punti oscuri. Si affida a gente che dubita ancora. I dubbi li avremo sempre. Ma se li interroghi, ti proteggeranno dalle risposte superficiali. Felice domenica.
2 - Buongiorno a tutti e buon inizio settimana; Gv 16, 29-33. “...Coraggio: io ho vinto il mondo” (Gv 16,33). “Adesso credete?” (Gv 16,31) dice Gesù. C’è perplessità e amarezza nelle sue parole. Avverte presunzione nei suoi. Bastasse una fede cerebrale. Dio si rivela pienamente con l’amore. I discepoli dicono di credere, ma la loro è fiducia a tempo, superficiale, emotiva fatta soltanto di parole (cfr Gv 16,30). In realtà il loro cuore è lontano. Gesù preannuncia loro che si disperderanno e saranno facile preda dei lupi (cfr. Gv 16,32a). Vivranno come un fallimento la sua morte in croce. Sarà per loro l'ora del buio. Soltanto Maria, la madre di Gesù, Giovanni e poche donne coglieranno nella croce la vittoria dell’Amore: “morendo ha distrutto la morte”. “...mi lascerete solo” (Gv 16,32). Gesù preannuncia la defezione dei discepoli, come aveva predetto il tradimento di Giuda e il rinnegamento di Pietro. Dicono di credere, ma sa bene che non appena la strada inizierà a salire e Gesù sarà crocifisso, gli apostoli scapperanno vinti da paura. Una fede fragile. La passione e morte di Gesù è il banco di prova. Solo sotto la croce la fede diventa adulta, matura. Senza la croce la fede è nuvola estiva che svapora. “...avrete tribolazioni” (Gv 16,33). Gesù predice anche travagli come per il parto di una creatura. Ma il vero discepolo non teme... la croce precede la risurrezione. Radiosa giornata.
3 - Buongiorno per tutto il giorno; Gv 17, 1-11. Il capitolo inizia con la preghiera di Gesù, detta preghiera sacerdotale. Nel brano di oggi, Gesù alza la sua preghiera al Padre dicendo: “Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio...” (Gv 17,1). Nel Vangelo di Giovanni non c’è il Padre nostro, ma gli esegeti ritengono il capitolo 17 il suo Padre nostro, cioè la sua preghiera tra l’ultima cena e l’arresto. È una preghiera di straordinaria intensità. Prima di salire in croce, Gesù si rivolge al Padre chiedendogli una speciale attenzione per i discepoli. In questa preghiera Gesù apre una finestra sulla vita eterna (Gv 17,2-3), la perla preziosa che si riceve con il battesimo, quando il cuore del discepolo si apre a Dio. Gesù prega per l’unità dei suoi, dono da costruire e da implorare perché viene dall’alto e va accolto. C’è tanta sete di unità. La divisione tra i cristiani è un grave peccato perché ferisce la Chiesa, il corpo di Cristo. Non si è figli se non si è fratelli. La Chiesa è fatta di mattoni, non della stessa argilla, né di uguale cottura. È fatta di pietre vive (cfr. 1Pi 2,5) e diverse, ognuna lavorata per essere accanto alle altre. Per la Chiesa sono importanti le singole pietre, ma conta più ancora ciò che le tiene insieme: l’amore costante di Gesù (Pietra angolare). Unità non è uniformità... ma ricchezza e diversità. La varietà dice la vivacità della comunità cristiana, e lo Spirito di Gesù il cemento e il collante. Gesù intercede ancora oggi per i credenti perché siano custoditi dal Padre. Grati a Gesù, lodiamo Dio. Buona giornata.
4 - Buongiorno; Gv 17, 11-19. La preghiera di Gesù al Padre continua così: “Padre santo, custodiscili nel tuo nome” (Gv 17,11a). È ormai imminente l’ora della passione di Gesù... che sarà anche l'ora dei discepoli. Così, prima di andarsene, li affida alla tenera custodia del Padre celeste (Gv 17,11a.15). Non è una preghiera tra le tante quella dell’ultima cena. Chiede per i discepoli il dono dell'unità profonda, la stessa che lo lega al Padre (Gv 17,11b). Sta a cuore a Gesù l’unità della Chiesa, un vincolo di sangue che diventerà segno distintivo per i cristiani, il punto d'onore. Violarla sarebbe atto sacrilego. “...non può essere divisa la tunica di Cristo, tessuta tutta d’un pezzo dalla Madre. Così non va divisa la Chiesa tenuta insieme dalla sua morte sulla croce” affermava Cipriano di Cartagine. Dunque, non si divideranno i fratelli e le sorelle nella Fede. Guai a coloro che provano a rompere il dono della fraternità costata la crocifissione a Gesù. Quante divisioni, invece, nella comunità cristiana: arroganza e gomitate, giudizi mondani e pettegolezzi, invidia e gelosia, perfino fango e malignità. L’unità voluta da Gesù abbatte ogni steccato a differenza di quanto fa lo spirito di satana, spirito che divide i fratelli, ed erige muri di divisione. Alla testimonianza di unità dei discepoli sarà affidata la futura credibilità del Vangelo. Fiducia, gioia e responsabilità immensa. È il segno dei segni. Chi ha orecchi intenda. Buona e felice giornata.
5 - Buongiorno per tutto il giorno; Gv 17, 20-26. In quella cena di addio, Gesù ha trovato il tempo di ricordarsi di ciascuno dei discepoli e di pregare perché non venga meno la loro fede. Egli guarda lontano e ci vedeva già come membra della sua Chiesa (cfr. Gv 17,20). Anch'io ero presente nel Cenacolo, ma ero con lui pure nell’agonia del Getsemani. Gesù mi ha visto e ha pregato perché non venissi travolto dal male nel momento della prova. Gesù ha chiesto anche al Padre che io pure abbia un posto nel suo paradiso; insomma, ci tiene a noi e ci vuole accanto a sé per sempre. Esiste il paradiso oppure no? Gesù lo ha promesso. Siamo destinati a vivere con il Figlio di Dio per l’eternità. Per questo Gesù prega ancora: “Voglio che dove sono Io, siano anche loro” (Gv 17,24). La parola “dove” significa “dentro”, cioè in un angolo segreto del suo cuore. Gesù, poi, invoca la comunione e l'unità per la Chiesa (Gv 17,21-23). Forse non era la prima cosa che io avrei chiesto. Magari avrei voluto beni appetibili, ma deperibili. La comunione è il dono più grande. Il modello esemplare è la comunione tra il Padre e il Figlio (cfr. ancora Gv 17,21.23): chi ama, infatti, diventa “dimora dell’amato”. Facciamo comunione con Dio, ossigeno del cristiano; facciamo comunione con noi stessi, pronti per accogliere i nostri limiti; facciamo comunione con gli altri che sono un dono prezioso e non dei concorrenti nella Chiesa. Buona e serena giornata.
6 - Buongiorno a tutti; Gv 21, 15-19. Questo brano è importante. Siamo davanti a una triplice riabilitazione di Pietro sulla base del triplice rinnegamento. A due passi dal lago, Gesù pone a Pietro la domanda della vita: “mi ami?”. È una domanda che risuona mille volte in bocca di tutti gli innamorati che non si stancano di sapere: mi ami? Seguiamo le tre domande, uguali, ma sempre diverse: Simone, mi ami più di tutti? Pietro risponde con il verbo più umile dell'amicizia e dell'affetto: ti voglio bene (Gv 21,15). Anche nella seconda risposta, Pietro mantiene il profilo basso di chi conosce bene il cuore dell'uomo, e pure le sue crepe, e confessa: ti sono amico (Gv 21,16). Nella terza domanda succede qualcosa di straordinario. Gesù adotta il verbo di Pietro, si abbassa, lo raggiunge là dov'è: Simone, mi vuoi bene? È come se gli dicesse: "Dammi il tuo affetto se l'amore è troppo; l'amicizia, se l'amore ti fà paura". Pietro, sei mio amico? Mi basterà, perché il desiderio di amore è già amore. Gesù rallenta il passo sul ritmo del nostro. La misura di Pietro diventa più importante di se stesso: l'amore vero mette il "tu" prima dell'"io". Pietro sente il pianto salirgli in gola: vede Dio mendicante d'amore, il Dio che accetta le briciole, gli basta poco, si accontenta di un cuore sincero (Gv 21,17). Nell'ultimo giorno sono certo che se anche per mille volte avrò tradito, lui per mille volte mi chiederà: mi vuoi bene? E io non potrò che rispondere per mille volte: "ti voglio bene". Il cuore dell'impegno pastorale è l'amore a Cristo. Le pecore affidate a Pietro sono di Cristo. E il vertice è di essere pronti al dono supremo. Il destino di Pietro, come di ogni pastore di tutti i tempi, è segnato ( Gv 17,18): "Seguire Gesù sulla via dell'amore e della Croce". Buona giornata.
7 - Buongiorno e buon fine settimana; Gv 21, 20-25. “…vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù”. L'opera di Dio continua nella storia. “…non basterebbe il mondo, dice Giovanni, a contenere i libri che si dovrebbero scrivere”, per raccontare la vita e i miracoli di Gesù (cfr Gv 21,25). E uno di questi miracoli è Pietro appena uscito dai vicoli bui della presunzione (cfr. Gv 21, 20-22). Ora è pronto a rassicurare i fratelli di fede pure con il martirio. Pietro ha toccato il fondo… e si sente finalmente “ultimo”. Ha sperimentato in prima persona il peccato e la misericordia. Pietro si chiede che ne sarà di Giovanni: “sarebbe il migliore come capo della chiesa…”. E forse ha ragione: Giovanni era con la Madre sotto la croce quando Pietro era in fuga... Ma per quel servizio Gesù ha pensato a Pietro. "Tu seguimi" (?Gv 218,22b). Giovanni il ‘perfetto’ farà altro. In più, come potrei sentirmi io, peccatore, senza un Pietro? È la logica di Dio: a servizio della sua Chiesa vuole dei peccatori convertiti. Hanno ricevuto il perdono, e ora lo trasmettono con umiltà. Si inizia da una povertà riconosciuta e accolta... per servire le sorelle e i fratelli. Tali si sentivano le sante e i santi. Tutti noi scriviamo piccole pagine di vangelo, fatte di stupore, di coraggio, di viltà, di perdono ottenuto e offerto. Perdonati, siamo in grado di essere testimoni ed evangelisti. Buona giornata.
8 - Buongiorno e buona domenica a tutti. Oggi celebriamo la Solennità di Pentecoste, il dono più prezioso che Dio ha dato al suo popolo. Per i credenti, lo Spirito Santo è vita, libera dalla paura e guida alla verità intera. Prima di tornare al Padre, Gesù aveva promesso che non lascerebbe i suoi discepoli orfani. Aveva promesso a loro una forza dall'alto, lo Spirito Santo che procede dal Padre e dal Figlio, Spirito consolatore. Questa promessa è stata realizzata proprio il giorno di Pentecoste quando lo Spirito Santo scese su Maria e sugli apostoli riuniti nel Cenacolo. Un fenomeno interessante nel giorno di Pentecoste si è verificato. Primo, gli apostoli parlavano in lingue diverse e ognuno li ascoltava parlare nella propria lingua. Per dire che il messaggio di Cristo è destinato a tutte le genti. Nessuno è escluso dal messaggio di salvezza.
Secondo, lo Spirito Santo ci è presentato come colui che è capace di unire le persone. Grazie a Lui, siamo invitati a vivere l'unità nella diversità.
Terzo, lo Spirito Santo concede dei doni ai discepoli per l'edificazione della Chiesa, degli altri e della società. Vieni Santo Spirito e rinnova la faccia della terra. Felice domenica a tutti.
9 - Buongiorno e buon inizio settimana; Gv 19, 25-34. Oggi lunedì dopo Pentecoste, per volontà di Papa Francesco, la Chiesa fa memoria della Beata Vergine Maria, Madre della Chiesa. Con questo titolo dato da San Paolo VI alla Madonna il 21.11.1964, la Maria è onorata e invocata da tutto il popolo cristiano. La vita cristiana, per crescere, dev'essere ancorata al mistero della croce, all'oblazione di Cristo nell'Eucarestia e alla Vergine Maria sofferente e offerente, Madre di Gesù e dei redenti. Nel brano evangelico odierno (Gv 19,25-34), Gesù indica alla Madre Giovanni e al discepolo amatissimo la madre: "ecco tuo figlio... ecco tua madre” (Gv 19,26-27). Subito dopo la festa di Pentecoste, la Chiesa onora dunque Maria di Nazaret e si affida alla sua guida per svolgere con fedeltà la missione affidatale. Maria è vissuta accanto al Figlio dalla nascita alla croce. Gli ha insegnato a muovere i primi passi, e ne ha raccolto l’ultimo respiro (cfr. Gv 19,30). Da Cafarnao le giungevano notizie incoraggianti; invece, da Gerusalemme, le arrivavano informazioni di angoscia che la porteranno ai piedi della croce. Sul Golgota lei e pochi altri hanno rappresentato la Chiesa (Gv 19,25). La comunità cristiana nascente si è sbriciolata al primo soffio di vento. Lei, invece, era lì. I cristiani di tutti i tempi sono rimasti sempre impressionati dal suo atteggiamento, dal suo coraggio sotto la croce. Il suo esempio è stato un esempio di Madre addolorata, di amore intenso e silenzioso. Lei è il cuore pulsante della Chiesa. Nessuno come lei conosce il cuore del Maestro. Gli è stata Madre, e nessuno come lei vive nello Spirito. Ne è la "sposa". Le persone nella Chiesa non sono vasi vuoti da riempire, ma fuochi da accendere. La fede non si genera, si propaga per calore. Chiediamo a Maria di passare da una Chiesa che ha i riflettori rivolti a se stessa a una Chiesa che si mette, come lei, a servizio dell’avvenire del mondo (cfr. Lc 1,39.56). Buona giornata.
10 - Buona giornata a tutti; Mt 5, 13-16. Questo brano parla del cristiano, paragonabile al sale e alla luce. Essere sale della terra e luce del mondo significa differenziarsi dagli altri e agire positivamente nei confronti di tutti. Camminando dietro Gesù, il discepolo deve dare un senso nuovo alla sua vita e indicare agli altri una nuova strada. Nella vita, il sale è indispensabile per l’organismo umano oltre che per insaporire i cibi e salvarli dalla corruzione. Non bastano i riti e le liturgie a cambiare la vita del mondo. Solo chi osa il Vangelo diventa sale che insapora la vita e rende credibile la Fede. Se il sale perdesse il sapore non lo si potrebbe riciclare, né gli si potrebbero restituire le proprietà. Non rimarrebbe che gettarlo via… è inutile (cfr. Mt 5,13). La vocazione del discepolo è di dare nuovo gusto al mondo. È la nota che lo qualifica. Se per disgrazia il discepolo si infiacchisce, la sua vita perde un po’ per volta di credibilità, diventa inservibile e ridicola; e con lui è banalizzata la Fede. Un cristiano senza più sale viene calpestato dai passanti (cfr. Mt 5,13b). Ha perso la sua funzione. È grigiore per una umanità bisognosa di orientamento. Non si può dunque ridurre la Fede ad affare privato. Se il discepolo non brucia d'amore, il mondo morirà di freddo. Siamo sale. Ma se viviamo la radicalità del Vangelo in modo superficiale e approssimativo, non saliamo la nostra vita e, con il nostro comportamento, disorientiamo quella degli altri. Il Vangelo orienta il cristiano che deve a sua volta guidare gli altri. Che Gesù, luce del mondo, ci illumini con la sua Parola. Buona giornata.
11 - Buongiorno a tutti; Mt 10, 7-13. Oggi facciamo memoria di San Barnaba, apostolo, il cui nome significa "figlio dell'esortazione" (At 4,36). È un uomo virtuoso, pieno di Spirito Santo e di fede (At. 11,24a). Lo vediamo a fianco di San Paolo nel primo viaggio missionario e nel primo Concilio di Gerusalemme (At 9,27; 11,27-30). Nel brano evangelico odierno, il viaggio dei Dodici non è limitato alla Palestina. Entra anche nell’uomo e lo libera da ciò che non è essenziale. La sua vita, infatti, non dipende dalle cose. Gesù contesta il mondo del danaro e del possedere (Mt 10,9-10). È come se proclamasse a tutti: ci sono due mondi, e noi siamo dell’altro mondo. I santi l’hanno capito. Teresa di Calcutta diceva che "tutto ciò che non serve pesa". Ecco perché chi annuncia il Vangelo dev’essere molto leggero. Solo così l’annuncio sarà infinitamente grande. I frutti non dipendono dai mezzi materiali, ma dal fuoco interiore, dal suo contagio. Così un uomo vale quanto i suoi sogni e il suo cuore. Il discepolo sa privarsi pure dell’utile. L’abbondanza di mezzi spegne la creatività della Chiesa, perché come dice san Paolo: "quando sono debole, sono forte" (2Co 12,10). Gesù poi non manda i Dodici nel tempio o nelle sinagoghe, ma per le strade (cfr. Mt 10,7) e per le case (Mt 10,12-13). Egli frequentava anche le sinagoghe, ma solo di sabato quando vi insegnava. Preferiva il lago, i campi, le strade, le case e il deserto, tutti spazi sacri perché non ci sono luoghi profani. Ogni casa e ogni volto sono sacri. Entrare nella casa è come entrare nel cuore della vita. La casa è là dove si nasce, si vive e si muore, quel cerchio degli affetti diviso tra gioie e lacrime. Lì abita Dio e la sua pace si estende. Felice giornata.
12 - Buongiorno per tutto il giorno; Mt 5, 20-26. La predicazione di Gesù è diretta ed esigente. Il principio enunciato da Lui è chiaro per ogni suo discepolo: "Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli" (Mt 5,20). Chi ha un po’ di familiarità con il Vangelo capisce questo e capisce anche quanto sia in debito con esso. È necessario guarire il cuore per guarire la vita. Fu detto: non ucciderai (Mt 5,21); ma io vi dico: chiunque alimenta dentro di sé rabbie e rancori è già omicida (Mt 5,22). Gesù va dritto alle radici, a ciò che genera la morte o la vita; e che Giovanni esprimerà in un testo potente: “chi non ama il fratello è omicida” (1Gv 3,15a), cioè, chi non ama uccide. Non c’è una via di mezzo, né una posizione neutra. Non amare è togliere la vita, ma è pure autodistruzione. Invece amare il fratello è ossigeno: egli diventa l’unico ponte su Dio. Senza il perdono dato e ricevuto si fa tutto più arduo e complicato (cfr. Mt 5,23-24). Gesù sceglie la linea della persona che va considerata e rispettata nel proprio mistero di essere abitazione di Dio. Per questo ogni persona è sacra. È una svolta quella proposta da Gesù: dalla legge alla persona, dall'esterno all'interno, dalla religione del fare a quella dell'essere. È chiesto di tornare al cuore. Lì nascono i grandi perché e da lì partono le azioni. In tal modo il Vangelo sarà sempre umanissimo, pur se dice parole da vertigine. Felice giornata.
13 - Buongiorno per tutto il giorno; Mt 5, 27-32. Nel brano, Gesù parla della perfezione della legge partendo da questo comandamento: “Non commettere adulterio”. È il sesto comandamento di Dio promulgato da Mosè (cfr. Es 20,14). Pure Maria chiese all'angelo il giorno dell'Annunciazione: “com’è possibile”, ma poi si fidò: “sono la serva del Signore” (Lc 1,38). Pure a noi a volte le richieste paiono fuori luogo. Maria aggiunse: "modella me e trasformi il mio cuore". Ed ella partorì Dio. Noi pure possiamo portare Dio agli altri grazie al Vangelo che non è una morale, ma una liberazione interiore. Gesù non è né lassista, né rigorista; non è più rigido o più morbido degli Scribi: fa altro, prende la norma e la mette a servizio della persona. Non si tratta di seguire le regole per evitare le sanzioni, l’inferno, ma di educare il cuore a una nuova segnaletica stradale. Guarisci il cuore e guarirai i gesti! Così avviene con le persone: se ti avvicini a loro per sedurre e possedere, se riduci l'altro a un oggetto, tu pecchi contro la grandezza di quelle persone. Commetti adulterio nel senso originario del termine: tu alteri, falsifichi e manipoli la persona. Le rubi il sogno di Dio e l'immagine di Dio che è in lei. Sporchi il tempio dello Spirito Santo (1Cor 6,19). Pecchi non contro la morale, ma proprio contro la persona, contro la nobiltà e la profondità di ogni singola persona, perla preziosa di Dio Creatore. Tradire la fiducia è peccato, non importa chi la tradisca. Gesù spiazza tutti dicendo che il ripudio pur collegato a Mosè non sminuisce il progetto di Dio sulla coppia. È la fedeltà e la comunione che contano. La vera vita di coppia è dedicata al servizio, al sacrificio, alla concordia e al perdono (cfr. Mt 5,32). Buona giornata.
14 - Buongiorno e buon fine settimana; Mt 5, 33-37. Questo brano invita a guardarci nel parlare... sia il vostro parlare: “sì sì”, “no no”... (Gv 5,37). A Gesù importa che si dica sempre la verità. Il parlare dev’essere talmente limpido da non richiedere spiegazioni, né, meno ancora, di chiamare Dio o le cose sante a testimoni di ciò che si dice. La sincerità della parola, coerente con la vita, deve bastare per rendere il discepolo credibile. E allora, quando uno dice “sì”, sia “sì”, e quando dice “no”, sia “no”; il di più viene dal maligno che “è menzognero e padre della falsità” (Gv 8,44). Nessun “cuore doppio” (sal 12,3), nessuna simulazione per il discepolo, nessun compromesso dicendo insieme “sì” e “no”. Il nostro modello è Gesù stesso “l’amen di Dio” (Ap 3,14), cioè il “si” di Dio alle sue promesse, come ama dire l'apostolo San Paolo (2Cor 1, 20). Non è immediata la sincerità anche perché il mondo spinge a dare di sé un'immagine modellata sui desideri altrui e sulle convenzioni sociali. Ma Gesù chiede uno stile di trasparenza e di verità, un linguaggio non arrogante, che non ceda a comodi opportunismi. Vuole un linguaggio schietto che rifletta pulizia interiore. Non abbiamo bisogno di giurare. Siamo sufficientemente adulti per dire la verità anche quando è scomoda e ci giudica. Parlare chiaro non significa, però, che tutti debbano sapere tutto di noi. Sinceri si, ma non si dà fiducia al primo che passa. Chi vive nella verità è onorato da Dio e stimato da qualche uomo retto. Radiosa giornata
15 - Buona domenica e buona festa della SS. Trinità; Gv 16, 12-15. In questo brano, si sottolinea la relazione delle Tre persone divine.
1) Lo Spirito Santo guida verso la verità di Gesù (Gv 16,13), consente di vedere oltre il muretto del quotidiano, di anticipare il domani, di intuire il profumo là dove ci sono solo germogli. Egli annuncia terre che ancora non vedo. Lo posso ascoltare e puntare verso di esse. Posso partire, sicuro che ciò che pare tardare verrà e che il Regno di Dio è già presente.
2) “Lo Spirito prenderà del mio e ve lo annuncerà” ( Gv 16,13b). In questo scambio di doni, c’è il segreto della Trinità: non verità fredde e chiuse, ma un ruscello che riversa amore oltre di sé.
La Trinità è lo specchio della nostra vita. Se Dio è Dio solo in questa comunione, anche l'uomo sarà uomo solo in una analoga relazione d'amore. Dio dice: “facciamo l'uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza” (Gen 1,26). Ma Adamo ed Eva non sono fatti solo a immagine di Dio. Molto di più, sono fatti a immagine della Trinità, a somiglianza del suo legame d'amore. Qui sta la nostra identità più profonda. Nel "In principio" del testo della creazione e del Prologo di Giovanni evangelista, c'è la relazione della Santissima Trinità (cfr. Gn 1,1-2; Gv 1,1; cfr. Gv 16,15). Al termine di una giornata, puoi non aver pensato a Dio. Ma se hai creato, portando il tuo mattone di comunione, hai fatto la più bella professione di fede nella Trinità. Un ateo non lavora per creare legami e comunione, ma diffonde gelo ed egoismo. Chi non entra nella gioia delle relazioni non conosce Dio e non lo servirà mai. Al massimo può fare delle cose per Lui, ma non ispirate da Lui. Evviva la comunione della Santissima Trinità. Buona e felice domenica.
16 - Buongiorno e buon inizio settimana; Mt 5, 38-43. Il male circolava tra la gente nei momenti più critici. Non mancavano regole e sanzioni, ma non si riusciva ad estirpare la violenza. Occhio per occhio e dente per dente (Mt 5,38), diceva la legge del taglione, ritenuta un passo in avanti rispetto a chi risolveva i torti ricevuti con l’eliminazione del proprio nemico. A tale muro, Gesù offre una soluzione ben altra: il male e la violenza possono essere vinti solo percorrendo le “alte vie” del Vangelo (Mt 5,39-40). I nemici vanno anche amati. Regola generale: si vince il male rispondendo con il bene. Gesù dice: “non opporti al malvagio” (Mt 5,39a). Ci si oppone al male, non a chi lo compie. Gesù non sopportava il peccato, ma amava i peccatori. Noi invece si ama il peccato e non si sopportano i peccatori. Eppure non sono diversi da noi. Dice Gesù: "non opporti al malvagio" perché è tuo fratello. E se ti percuote sulla guancia? (Mt 5,39b). Se tu ricambi, i malvagi diventano due, e il male si dilaga. Il male è vinto se c'è qualcuno disposto a trasformare la sete di vendetta in amore, la rabbia in perdono. È l’unica via che turba e scuote l’avversario. Non si tratta di fare i pacifisti. Il male è male. Bisogna smascherarlo. Serve chi, come Gesù, si lasci inchiodare le mani, pronto a reagire con gesti d’amore. Questa è la risposta giusta, la via di uscita di fronte alla violenza e alle offese ricevute. Buona giornata
17 - Buongiorno per tutto il giorno; Mt 5, 43-48. Fatto straordinario, l'amore cristiano non fa differenza tra amici e nemici. La legge nuova, quella evangelica, non ammette più l'odio del fratello. Consiglia l'amore del persecutore e la preghiera per lui. I capi d’Israele erano granitici nell’affermare che il nemico andava sempre e comunque combattuto e, come lui, il pagano, lo straniero, l'invasore. Gesù, invece, richiama un principio caro alla Bibbia: ogni persona va rispettata e accolta come tale. Il nostro Dio fa sorgere il sole e fa piovere su tutti, senza alcuna distinzione, né merito (Mt 5,45b). Gesù dice: se noi amiamo le persone che ci amano, cosa si fa di speciale? (Mt 5,46). Al discepolo è chiesta la perfezione del Padre che ama tutti senza limiti (Mt 5,48). Certo, i nemici ci sono. Lo dice pure Gesù. Il mondo non è un paradiso. Il male serpeggia qua e là e tutti ne fanno esperienza. Nessuno è esente. Nonostante ciò, Gesù afferma: “amate i vostri nemici” (Mt 5,44). Amate di amore oblativo di chi, cioè, vuole il bene dell’altro senza un "ritorno" gratificante. E tutto ciò, perché Dio non ha nemici, ma soltanto figli. E se io non amo il prossimo, non mi rivelo figlio di un Dio che è Padre mio, ma pure degli altri. Non significa dire che male e bene si equivalgono. Il male è male. Sto lontano dal male e dal peccato, ma amo il fratello che pecca. Lo sento in pericolo e, perciò, lo amo ancora di più. Amare chi è amabile rivela solo normalità di comportamento. Amare invece chi non è amabile rivela un amore di gratuità di altra origine. Felice giornata.
18 - Buongiorno per tutto il giorno; Mt 6, 1-6.16-18. In questo racconto evangelico, Gesù ci mette in guardia da ogni esibizionismo ed esteriorità. Ci richiama all'interiorità e ci invita ad avere un rapporto d'intimità con Dio Padre che vede tutto, anche nel segreto. Da straordinaria guida dello spirito, Gesù chiede qui un salto di qualità a quei discepoli la cui fede è rimasta a livello di esteriorità e superficialità. Punta il dito, infatti, contro i Farisei che si credevano più devoti di altri e mostravano atteggiamenti di immaturità ed esibizionismo. Parte dall’elemosina ostentata: ossia dalla carità esibita sulla carta stampata, o davanti alle telecamere, o davanti agli uomini, modalità urlate che dovrebbero far arrossire. Sono comportamenti che hanno ben poco a che vedere con il Vangelo (cfr Mt 6,2). La carità non è mai appariscente. Deve rimanere anonima e defilata (Mt 6,3). Gesù critica poi la preghiera quando diventa ritualità fine a se stessa, legata alle rubriche e all’esteriorità (Mt 6,5). Quante liturgie aride e prive di cuore. Se l’Eucaristia domenicale rivela l’identità di un popolo, la preghiera personale serve a dare solidità alla preghiera di un popolo, la fonda proprio. Gesù disapprova, infine, quanti praticano il digiuno esibendo ciò che andrebbe vissuto in discrezione, ossia nel proprio sacrario interiore (Mt 6,16). Elemosina, preghiera, digiuno, una pagina di Vangelo che diventa un esame di coscienza del credente sul rapporto tra essere e apparire. Nel nostro modo di rapportarci con Dio e con gli altri e noi stessi, ci vuole interiorità, umiltà e discrezione. Buon cammino a tutti e Buona giornata.
19 - Buongiorno a tutti; Mt 6, 7-15. La preghiera di questo brano è rivolta al Padre. “Voi, dunque, pregate così: Padre nostro” (Mt 6,9a). Nella preghiera che Gesù ci ha insegnato, ci ha rivelato che Dio è nostro Padre. Tutta la creazione prega: dagli alberi agli animali, dalle stelle ai fiori, dai monti ai ghiacciai, dalle sorgenti ai mari, dai venti alle creature umane. I discepoli non domandano al Signore Gesù delle formule da ripetere; ne conoscevano già molte, avevano addirittura un salterio intero su cui orientarsi. Gli chiedono: insegnaci a stare davanti a Dio come sai fare tu nelle tue lunghe notti di veglia, con un cuore di bambino. Tutte le preghiere di Gesù nei Vangeli iniziano con il nome di “Padre”. È il nome nuovo dato a Dio da Gesù e che ribalta il concetto di un Dio inarrivabile. Pregare è “dare del tu a Dio”. È chiamarlo "Papà" come nella lingua dei bambini e non dei Rabbini, nel dialetto del cuore e non degli Scribi. È un Dio familiare e affettuoso, un Dio vicino, da abbracciare, dal quale ricevere le poche cose indispensabili per vivere. Sia santificato il tuo nome (Mt 6,9b) - dice Gesù - e che l'amore sia sacro pure sulla terra (cfr. Mt 6,10b). Venga il tuo regno (Mt 6,10a): il tuo, non il mio, in cui i bambini e i poveri entrino per primi. Donaci un pane “nostro” (Mt 6,11), non solo "mio", un pane condiviso. Non abbandonarci nel tempo della tentazione (Mt 6,13a), ma donaci luce e prendici per mano (cfr. 6,13b). Radiosa giornata.
20 - Buongiorno per tutto il giorno. In Mt 6,19-23, Gesù ci aiuta ad avere un orientamento chiaro della vita cristiana. Non accumulare ricchezze sulla terra, ma tesori spirituali in cielo (Mt 6,19a.20a). Attira anche la nostra attenzione questa frase per la nostra meditazione: "se il tuo occhio è cattivo, il tuo corpo sarà tenebroso" (Mt 6,23a). L'occhio è lo specchio del cuore e ne diffonde i segnali. Sente se il cuore è sano o imbrattato; sa leggere le emozioni che gli vengono trasmesse .Chi è abitato dalla pace saprà vedere tante occasioni e gesti di pace attorno a sé e chi è abitato dalla guerra non saprà che vedere guerra e disastri. Chi è guidato dalla bontà tirerà fuori dal prossimo pure il bene nascosto, e non si scoraggerà per la corazza dura che magari si trova di fronte. Siamo responsabili di ciò che diffondiamo e comunichiamo a chi ci vive accanto: di luce o di tenebra, di bene o di male. L’occhio si ammala quando la persona è in balia della propria cupidigia e arriva a chiamare luce le tenebre. Non può essere altrimenti, anche se a volte ci illudiamo che un falso sorriso stampato sulle labbra basti ad imbellire una situazione. Gesù ha detto di sé: "Io sono la luce del mondo" (Gv 8,12). Verso di lui serve esporsi come i girasoli al sole e come il cuore al Vangelo. Così possiamo ispirare fiducia e bontà. Abbandoniamo le cose che il mondo promette, ma che non garantiscono nulla. Camminiamo piuttosto nella luce di Cristo che ci aiuta a non inciampare mai. Radiosa giornata
21 - Buongiorno e buon fine settimana; Mt 6, 24-34. In questo racconto evangelico, per ben tre volte, Gesù ripete l’invito a non preoccuparsi, a non avere l'affanno che toglie il respiro, per cui non ci sono né soste né domeniche (cfr. Mt 6,25). E per quale motivo non essere ansiosi? Perché Dio non si distrae, né dimentica: può una madre dimenticare il figlio? Se pure si dimenticasse, io non ti dimenticherò mai (Is 49, 14). “Guardate gli uccelli del cielo, e osservate i gigli del campo” (Mt 6,26a.28a), dice Gesù. Su ogni cosa Dio veglia con amore; osserva la vita e semina fiducia ovunque. Se l’usignolo avesse paura perché domani può arrivare il falco o il cacciatore, vivrebbe angosciato nelle fenditure, e non canterebbe più. Se il giglio temesse il vento e la tempesta che può arrivare, o ricordasse il temporale di ieri, non fiorirebbe più e non darebbe più il suo profumo. Gesù osserva la creazione e invita alla fiducia. A noi dice: fermatevi, trovate il tempo per amare, per ascoltare la vita altrui, per contemplare un fiore (cfr. Mt 6,31.34). Cercate il Regno di Dio e le cose vi saranno date in più (Mt 6,33). Il Vangelo non è moralista, non si oppone al desiderio di cibo e di vestito, dicendo: è peccato. Occupatevi della vita e delle relazioni. Cercate pace per voi stessi e gli altri, giustizia per voi e gli altri, amore per tutti. In chiaro, Gesù ci invita ad avere meno cose e più cuore. Questa è sapienza. Felice giornata.
22 - Buona domenica a tutti. Oggi, celebriamo la Solennità del Corpo e Sangue del Signore. In questo gran mistero, Gesù non ha mai tenuto per se neppure il suo corpo. Ha detto: “prendete, mangiate”, e neppure il suo sangue ha considerato sua proprietà: “prendete e bevetene tutti" (1Cor 11,26), neanche il suo futuro: “sarò con voi tutti i giorni fino alla fine del tempo” (Mt 28,20b). Gesù rimane per sempre nella sua chiesa mediante il segno eucaristico, il segno del pane. Sulla folla Gesù ha l’effetto di una calamita. È seguito dovunque egli vada. C’è sete incredibile di Dio e Gesù sa donare acqua viva: insegna, nutre e guarisce. Ed ecco lo zelo degli apostoli: mandiamo via tutti. Tra poco è buio e qui non c'è niente. Gli apostoli si preoccupano, ma non hanno soluzioni: che ognuno si arrangi come può. Ma Gesù non ha mai mandato via nessuno. Vuole generare, come si genera un figlio, un nuovo mondo. Vuole fare di quel luogo deserto una casa dove c'è vita e relazione. Mettetevi in gioco. Per questo risponde: “date loro voi stessi da mangiare”. Gli apostoli non possono, non sono in grado, hanno soltanto cinque pani e due pesci. Ma a Gesù non interessa la quantità, e passa subito a un'altra logica, sposta l'attenzione da “che cosa” mangiare a “come” mangiare. C'è tanto pane nel mondo ed è sufficiente per tutti. Ma c’è un Pane altro che nutre per sempre e introduce alla vita eterna. Prendete e mangiatene tutti. Buona domenica e felice festa del Santissimo Sacramento.
23 - Buongiorno e buon inizio settimana. Siamo portati a giudicare facilmente gli altri e troviamo difficoltà ad entrare in noi stessi e a guardarci in profondità. In effetti, quanta abilità e aneddoti nel giudicare la vita altrui. Spesso si presume di conoscere, e il giudizio che si dà è negativo, talvolta duro, spregevole e sprezzante. Se una persona ci fa del torto, la si cancella per sempre dal giro di amicizie o, come gesto di speciale generosità, la si mette in bagnomaria con adeguati tempi di recupero. Si è particolarmente severi in ambito di fede. Ci si arroga il diritto di mettere in piazza peccati veri o presunti, pronti a sostituirsi a Dio nel giudizio. Gesù biasima tale pretesa e invita a togliere la trave dal proprio occhio che impedisce di vedere i limiti e i pregi presenti nella vita del fratello (Mt 7,5). Il male rimane male, se e dove c’è, ma ci vien chiesto di porci nella prospettiva di Dio che, prima del peccato, ha a cuore la guarigione del peccatore (cfr. Gv 8,7). Siamo chiamati a leggere noi stessi e gli altri con la pazienza del Maestro che vede la vita come un viaggio, e l’errore come una opportunità o una possibilità di ripartenza. Se noi, figli della misericordia, non siamo capaci di usare misericordia, e di vedere le cose con lo sguardo di Dio, siamo in debito di gratitudine. Quando non si può dire bene dell'altro, si dovrebbe almeno tacere. Buona giornata.
24 - Buongiorno e felice giornata a tutti. Oggi, celebriamo la solennità della natività di san Giovanni Battista; Lc 1, 57-66.80. Giovanni Battista è il ponte tra la prima e la nuova Alleanza. La Parola è tolta al sacerdote Zaccaria, e trova casa nel grembo di Maria ed Elisabetta. Zaccaria, simbolo del Tempio di Gerusalemme, ha dubitato. È diventato muto perché ha chiuso il cuore alla novità rigenerante della Parola di Dio. Non ha ascoltato Dio, e ora non ha più niente da dire. Ma i dubbi e i difetti del vecchio sacerdote non fermeranno il progetto di Dio sull’umanità. Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio, un miracolo per lei, e una lieta notizia per il mondo (Lc 1,57-58). Così è per ogni bimbo che nasce. Volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria (Lc 1,59b). I figli non sono nostri, non appartengono alle famiglie, bensì alla loro vocazione, a Dio. Elisabetta sa bene che quel suo bambino ha una speciale missione: diventerà dono per tutti. Precederà il Messia e verserà il suo sangue per Lui. E domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli scrive: Giovanni, “dono di Dio” è il suo nome (Lc 1,60.63). E subito rinasce la Parola sulla bocca del vecchio per ridiventare l'uomo della parola (Lc 1,64).
Che sarà mai questo bambino? (Lc 1,66). Questa domanda è da ripetere sempre con il massimo rispetto davanti al mistero di ogni culla. Ogni culla è un germe che potrà farsi albero e rifugio. Tantissimi auguri ai Giovanni Battista, ai coraggiosi testimoni della verità e agli umili. Buona festa e felice giornata.
25 - Buongiorno; Mt 7, 15-20. In questo brano evangelico, il tema principale è il discernimento. È un grande dono il discernimento che consente di individuare i veri profeti. Non vestono più peli di cammello, né mangiano locuste e miele selvatico come fece Giovanni Battista. Spesso, non sanno nemmeno di essere strumento di Dio e, cosa ancora più veritiera, non si considerano assolutamente né profeti né guide spirituali. Come ravvisare i veri profeti? Serve luce interiore. Non basta che promettano guarigioni, né mostrino conoscenza della fede. Ci sono tanti ciarlatani. Come riconoscere i falsi profeti? È Gesù stesso a stabilire un criterio di riconoscimento dei profeti: osservarne i frutti. Se la loro vita è in sintonia con il Vangelo ci si può fidare. I falsi profeti non dicono cose sbagliate, ma amano porvi la firma proponendosi a modello. Annunciano la Fede, ma poi la fanno vivere ad altri. Esattamente come i farisei. Il falso profeta vive in modo stonato tra parole e azioni, e fa della propria incoerenza un sistema di vita, invece che uno spazio di conversione. Serve dunque vigilanza. Invece, a volte come le parole che si dicono e non si fanno, si è tentati dal luccichio dei beni venduti sotto casa, al mercato rionale. Pure al mercato dello spirito c’è di tutto. Serve selezionare ciò che è di Dio da ciò che è del mondo (cfr. Mt 7,20). Lo Spirito di Gesù ci doni la luce “nuova”. Così, ci sarà gioia autentica e duratura. Radiosa giornata.
26 - Buongiorno per tutto il giorno; Mt 7, 21-29. La gente aveva capito che per entrare nel Regno, c’era bisogno più che di regole, di un cuore innamorato e pulsante. Si respirava tristezza quando i Farisei parlavano della volontà di Dio. Legittimavano con essa tragedie, malattie e dolori rovinati sul popolo di Israele. Era appagante invece se a farlo era Gesù. Per lui fare la volontà del Padre non eliminava le prove della vita, ma lasciava respirare la tenerezza di Dio che interveniva per liberarli. Facendo prevalere la Legge sull’Amore quanta gente straordinaria è stata lasciata, allontanata, giudicata e condannata. I veri discepoli sono coloro che avranno amore gli uni degli altri. “Nel nostro servizio non contano i risultati, ma l’amore che vi portiamo” (Madre Teresa di Calcutta). Nella parabola delle due case (cfr. Mt 7,24.26), la differenza tra quella salda e quella che va in rovina è tutta in questa espressione : “mettere in pratica le parole ascoltate” (cfr. Mt 7,24a). Non sta nelle preghiere verbali oppure nelle appartenenze o in belle liturgie, né in profezie o prodigi la verità di Dio (cfr. Mt 7,21a.22). Sta nel fare la sua Parola (cfr. Mt 7,21b). È la crisi del “dire” e la vittoria del “fare”. Non basta convertirsi una prima volta. Si rischia di diventare abitudinari. La Fede è fatta di profonde radici in Gesù e di passi graduali quotidiani. Buona giornata.
27 - Buongiorno a tutti; Lc 15, 3-7. Oggi celebriamo la solennità del Sacro Cuore di Gesù. Nel rapporto esistenziale, c'era un'intesa misteriosa tra Gesù e i peccatori, un cercarsi reciproco che scandalizzava Scribi e Sacerdoti di allora, e oggi forse non pochi cristiani. Gesù spiega questa amicizia con la parabola della pecora sparita, che prende un’altra strada. Dio non ci sta, non si rassegna, e si mette sulle sue tracce. Questo è il cuore misericordioso di Dio. La parabola, però, racconta soprattutto la gioia del Pastore che ritrova tra arbusti e dirupi la pecora che era uscita per cercare da sola altra erba (Lc 15,5-6). Vincerà la passione del Pastore nel suo inseguimento della sua pecora per steppe e pietraie. Se noi lo perdiamo, lui non ci perde mai. Non è la pecora smarrita a trovare il pastore, è trovata; non sta tornando all'ovile, se ne allontana; il Pastore non la punisce, è viva e gli basta (cfr. Lc 15,7). E se la carica sulle spalle (v. 5) perché le sia meno faticoso il ritorno. Immagine bellissima: Dio non guarda alla nostra colpa, ma alla nostra fragilità. Dio non traccia consuntivi, ma preventivi. È amico della vita: Gesù guarisce ciechi, zoppi, lebbrosi perché tornino persone felici, realizzate, uomini promossi a uomini. Il Sacro Cuore di Gesù è la festa di un amore senza misura; non frutto di ragionamenti, né di convenienze, ma di gratuità pura. Merce rara, cosa da Dio. Preghiamo in questo giorno per la santificazione dei sacerdoti. Che possano attingere vita, grazia e forza al Sacro Cuore di Gesù per esercitare al meglio il loro ministero di pastori del popolo di Dio affidato alla loro guida e cura. Felice giornata.
28 - Buongiorno a tutti e buon fine settimana; Mt 8, 5-17. La preghiera del centurione romano, un pagano, può ispirarci. Intercedere per gli altri è un atto grande di fede. “Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato...” (Mt 8,6). A bussare al cuore di Gesù è un centurione di Roma, graduato di un esercito che spremeva il popolo di Israele (cfr. Mt 8,5). A portarlo davanti al Maestro non è la religione, ma il bisogno. E Gesù non ha preconcetti. Non esige nulla... Si limita ad ascoltare e ad accogliere la richiesta dell'ufficiale romano. “Verrò e lo guarirò” (Mt 8,7). La risposta di Gesù sorprende il centurione poiché ne supera la richiesta espressa. Il centurione non si aspettava che Gesù andasse a casa sua. Si sente indegno. Forse ha pure i sensi di colpa del soldato invasore. Di certo, considera Gesù una persona superiore (Mt 8,8a). In realtà c’è molto di più nel centurione che compie un vero e proprio atto di fede in Gesù dicendo: "Dì una sola parola ed il mio servo sarà guarito" ( Mt 8,8b). Egli crede che la parola di Gesù sia capace di guarire. Da dove gli nasce questa grande fede? Dalla sua diretta esperienza professionale di centurione. Sa che quando un centurione da’ ordini, il soldato ubbidisce (cfr. Mt 8,10). Così immagina Gesù: basta che Gesù dica una parola… Crede che la parola del Maestro racchiuda una forza creatrice. Gesù elogia quella “fede straniera”, preghiera del centurione romano (Mt 8,10). Sa che la fede non ha confini. La fede non consiste nel ripetere una dottrina, ma nel fare affidamento su di lui. Buona e radiosa giornata .
29 - Buongiorno e felice Domenica a tutti. Oggi è la solennità dei SS. PIETRO E PAOLO; Mt 16, 13-19. In questo racconto evangelico, pare un sondaggio d’opinione quello commissionato da Gesù agli apostoli: desidera sapere quale idea si sono fatte di lui le folle. Ricerca di approvazione? Esce un’opinione rassicurante, ma incompleta: “…dicono che sei un profeta”, una creatura di luce, come Elia o il Battista o Geremia (cfr. Mt 16,14); insomma, parli a nome di Dio. Non basta. A Gesù interessa altro, ecco la domanda diretta: “voi chi dite che io sia?” (Mt 16,15). C’è un ma, in opposizione a ciò che dice la gente. Non gradisce una fede per sentito dire. Voi che avete abbandonato le barche e le reti, che siete con me da tre anni, voi che io ho scelto ad uno ad uno e che vi dite miei amici: chi sono io per voi? E lo chiede quasi per favore… volete dare un senso compiuto alla mia missione? Chi sono io per voi? Non cerca solo parole Gesù, cerca persone; non definizioni, ma coinvolgimenti. Che cosa ti è scattato dentro quando hai incontrato Gesù? Pare la domanda che si fanno gli innamorati: quanto conto per te… quale posto ho nella tua vita? È come una domanda esistenziale. Pietro dice: sei la vita, il senso, la meta. Gesù non ha bisogno del si dei suoi per sapere se è più bravo di altri, ma di sentire di essere entrato nel loro cuore (cfr. Mt 16,16). Gesù è vivo solo se vive dentro di me. Il mio cuore può essere la culla o la tomba di Dio. Egli non è ciò che dico di lui, ma ciò che provo per lui. Festeggiando le colonne della Chiesa, fondiamo anche noi la nostra fede sulle fondamenta della fede degli apostoli. Tantissimi auguri di buon onomastico a tutti quelli che portano il nome di Pietro, Piero/a e di Paolo/a. Buona festa a tutti e felice domenica.
30 - Buongiorno e buon inizio settimana; Mt 8, 18-22. Con l'ordine di Gesù di "passare all'altra riva" (Mt 8,18), siamo nel pieno viaggio della vita: passare dal finito all’infinito, dal tempo all’eterno, dalle penombre alla luce piena, dalle incertezze di ogni giorno al porto sospirato. Ma c’è da raggiungere pure la riva della missione, passando da visioni chiuse al cuore dell’altro per offrire la luce del Vangelo a chi non ha familiarità con il cielo. La fede non è un rifugio in cui proteggersi da un mondo sporco e cattivo. I Dodici sono chiamati ad andare oltre, a superare posizioni di difesa. Troppe volte nelle nostre chiese si sono create barricate per difendersi da “invasori”. E mai come oggi serve proporsi come chiesa “in uscita”, come amava dire Papa Francesco. Non rendono un buon servizio quanto temono il confronto, o fuggono da un mondo che il Maestro, invece, ha percorso senza mai stancarsi. Per passare all'altra riva (cfr. Mt 8,18) occorre abbandonare i bunker e i palazzi fortificati. Gesù vuole discepoli adulti, maturi, in cammino. Non discepoli di sola volontà nel seguirlo per comodità, ma discepoli che sanno scegliere la priorità del Vangelo. La Chiesa è chiamata a trasformarsi dal basso, dalle sue periferie, pronta a dare voce a tutto il popolo di Dio e a diventare Chiesa sinodale. Gesù, che non ha dove posare il capo (Mt 8,20), chiede di osare oltre le logiche dello star bene, per costruire un modo ‘altro’ di essere umanità. Questo è il vero senso del "seguire Gesù" ( cfr. Mt 8,22) ed è molto importante per il mondo di oggi. Buona giornata.