LUGLIO

 

1 - Buongiorno per tutto il giorno. Mt 8, 23-27.  “…la barca era coperta dalle onde, e Gesù dormiva” (Mt 8,24). Gesù non ha un nido, non ha una tana dove riposare (cfr. Mt 8,20b). Deve accontentarsi di un angolo della barca e appoggiare la testa sulle corde ammassate (cfr. Mt 8,24b). Alcuni discepoli sono ai remi, altri alle vele pronti a passare all’altra riva, ma può succedere, una volta iniziata la traversata, di incappare nella tempesta. All’inizio della traversata, con il lago privo di vento, quel posto pare un angolo di fortuna per Gesù, ma le condizioni del lago di Galilea cambiano in fretta (cfr. Mt 8,24a). Così la Fede non è un comodo rifugio. Infatti, succede di trovarsi all’improvviso in una bufera, di avere l'impressione che tutto crolli e che Dio, nel frattempo, se la dorma beato. Abbiamo creduto alla Parola, ci siamo convertiti, abbiamo accolto il volto luminoso di Gesù, siamo diventati suoi sull'onda dell'entusiasmo. Poi, alle prime difficoltà, tutto crolla. Un problema di salute, o di lavoro, o di famiglia, e tutto pare precipitare in un baratro. Ci assalgono dubbi di fede. E ci facciamo delle domande: se ci fossimo sbagliati? Se Gesù non fosse Colui che abbiamo creduto. È normale che durante la traversata, la fede venga messa alla prova dalle turbolenze della vita. Assicuriamoci che il Signore sia sempre con noi. Anche se sembra dormire, è sulla nostra barca, e Lui non può volere proprio andare a fondo. Gridiamo a lui nelle difficoltà della vita dicendo: Signore, salvaci (Mt 8,25). Buona giornata.

2 - Buongiorno; Mt 8, 28-34. Al tempo di Gesù, ciò che non si riusciva a spiegare sul piano medico e comportamentale era  attribuito al demonio o alle forze oscure ad esso affiliate. Così, malattie come l'epilessia, gli atteggiamenti bipolari o alcune forme depressive erano attribuite all’opera del maligno.  L’evangelista Matteo parla di due indemoniati furiosi che vagavano poco lontano dal Lago minacciando il quieto vivere della popolazione (Cfr Mt 8,28). L’ira e l’aggressività possono travalicare e degenerare in violenza. Ai due scombinati, Gesù offre una via di fuga: quella di spostare la rabbia su una mandria di porci (cfr. Mt 8,30-32).  Soltanto una ricca vita interiore può aiutare a vincere il demone dell’ira. In tale modo la calma e l’intelligenza hanno la meglio sui bollenti spiriti dell’odio. Ma c'è un altro demone non meno velenoso: quello dei compaesani degli indemoniati. Pregano Gesù di andarsene avendo egli distrutto l’intera mandria di porci (cfr. Mt 8,34). È il demone dell'indifferenza e del tornaconto personale - han perso migliaia di prosciutti - a scapito di due creature tornate sane. La fede e l'economia hanno sempre divergenze di vedute. Gesù è Luce e fa uscire dalle caverne. A lui sta molto a cuore la vita di quanti hanno perduto la propria dignità di figli. E questo è importante da ricordare al nostro mondo molto materialista. Felice giornata.

3 - Buongiorno per tutto il giorno. Oggi, celebriamo la festa di San Tommaso apostolo; Gv 20, 24-29. L’apostolo Tommaso ha dovuto subire da Gesù la nomea di “incredulo”. In realtà era un “deluso”. Il suo dramma ha un nome preciso: "crocifissione e morte di Gesù". Era entrato nel buio della fede. Sul Golgota ha perso il suo eroe e tutto con lui: fede e speranza. Ha vagato per giorni, per paura di essere ucciso, oltre che per la frustrazione subita con Gesù. Torna al Cenacolo, ma fuori tempo massimo. Gli altri gli parlano dell’apparizione di Gesù (cfr. Gv 20,25), e Tommaso scrolla le spalle. È spento dentro. Lo sentiamo rispondere: parli proprio tu Pietro? E tu Giacomo e tu Andrea? Mi venite a dire che l’avete visto vivo? Ma se siete scappati Tommaso ci assomiglia nella serietà delle richieste, nel ricercare indicazioni precise per seguire Gesù che gli dirà: io sono la Via, la Verità, la Vita. Degli altri apostoli non si fida più. È scandalizzato dalla loro incoerenza. È il patrono dei delusi nella Chiesa. In realtà, è arrotolato su se stesso e conta solo il suo istinto. Ma non se ne va stizzito, né sbatte la porta. Riflette e fa bene. Il Signore tornerà proprio per lui qualche giorno dopo (Gv 20,26). Gesù gli mostra le ferite e dice: “Tommaso, so che hai sofferto. Io pure, ho molto sofferto per te”. E lui crolla. Gesù torna sempre per i ritardatari, pure per me, per incoraggiarci, confortarci e risollevarci (Gv 20,26-27). Riconoscenti e illuminati, professiamo la nostra fede dicendo: "Mio Signore e mio Dio" (Gv 20,28). Buona e radiosa giornata.

4 - Buongiorno a tutti; Mt 9, 9-13. Questo brano sembra un testo autobiografico di Matteo. Pare un resoconto di cronaca tanto il testo è vivo ed essenziale. In realtà sono passati tanti anni dai fatti.

Matteo è un malato terminale della Fede, disprezzato da chi, come i Farisei, si credevano dei giganti. E invece Gesù fa festa proprio con lui peccatore (Mt 9,11). “Seguimi” (Mt 9,9a), gli dice Gesù. Non considera il suo passato, ma punta dritto al suo futuro, non a quello che è stato, ma a ciò che egli potrà diventare. Meraviglioso è il nostro Signore. Matteo se ne va dietro a Gesù senza neppure chiedersi dove lo avrebbe portato (Mt 9,9b). È Gesù la causa, il senso, l'orizzonte della vita. È Lui la forza che lo fa ripartire. Matteo si è «convertito» a Gesù perché ha visto Gesù «convertirsi» a lui. La Fede è prima di tutto festa. Infatti la casa di Matteo si veste dei vecchi amici (Mt 9,10). E Gesù davanti a tutti si esprime: “Non voglio sacrifici”, dirà Lui (Mt 9,13). La religione non è sacrificio. Non è la mortificazione in sé a dare lode a Dio, ma una vita nuova, aperta, entusiasta. Gesù mangia con Matteo e la sua presenza è medicina (cfr. Mt 9,11-12). Qual’è il merito dei peccatori? Nessuno. Dio non si merita, si accoglie. Cerca il peccatore da guarire. Beata debolezza! Quando sono debole è allora che sono forte, dice San Paolo (2Cor 12,10). Nessun lassismo, ma oggi è la festa di un Dio più grande del nostro cuore (cfr. 1Gv 3,20). Felice giornata.

5 - Buongiorno e buon fine settimana; Mt 9, 14-17. In questo brano, la prima immagine usata da Gesù è quella della sua presenza, paragonabile allo sposo che cambia tutto in festa (Mt 9,15). La seconda immagine usata presenta il fatto che il vecchio e il nuovo sono incompatibili. Il vino nuovo dev'essere conservato in otri nuovi (Mt 9,17). Il vino nuovo del Vangelo ha in sé una forza prorompente: entra, spacca, dilaga tutta la cantina. È talmente innovativo che niente può racchiuderlo. Lo si credeva più o meno simile agli altri vini. Invece è così inatteso e sconcertante che tutti restano scossi dalla sua qualità e dalla sua forza. Inutile mettere argini, legare; sarebbe come arrampicarsi sugli specchi, appellarsi al buon senso, alla tradizione, alle pie opere compiute. Il digiuno di cui parla Gesù nel vangelo odierno (cfr. Mt 9,14.15b) è nato per ricordare il primato delle cose dello spirito, oltre a mettere in comunione con chi è privo del necessario. Nel passato, questa pratica ha finito per diventare un segno di distinzione, un esercizio difficile per i super-devoti, per i narcisisti che tendono a far emergere le differenze. Gesù ribalta anche questa prospettiva: se il digiuno è segno di penitenza, come possono fare penitenza gli invitati ad una festa di nozze? (Mt 9,15). E se lo sposo è qui, accanto a noi, sarà la festa a dominare la Fede, non una visione piccina e approssimativa, meno ancora sentimenti di tristezza. Togliamo dal volto espressioni macerate per lasciare spazio al sorriso che nasce dall'incontro con lo Sposo. Lasciamo che lo Spirito Santo faccia nuove tutte le cose. Buona e felice giornata.

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7 - Buongiorno e buon inizio settimana; Mt 9, 18-26. In questo brano, due dolori fanno breccia nel cuore di Gesù: quello di una ragazzina morta da poco (Mt 9,18) e di una donna che da dodici anni ha continue perdite di sangue (Mt 9,20). Questa donna vive isolata da dodici anni: già il normale flusso mestruale rendeva per gli ebrei impura una donna; tanto più nel caso riportato. Era condannata a non avere relazioni: il solo contatto fisico poteva trasmettere l'impurità rituale. Perciò, non ha affetti, né abbracci. È pienamente sola. Disobbedisce alla Legge, tocca il mantello del Maestro ed ecco il prodigio: ma non sarà lei a contaminare Gesù; sarà lui a purificarla (Mt 9,21-22). Il dolore e l’amore aiutano ad incontrare Dio. Gesù infatti la raggiunge con la sua potenza e lei torna ad essere se stessa. Pure la ragazzina, data per morta, è riportata in vita da Gesù, nello scetticismo dei curiosi presenti sotto casa per fare le condoglianze al padre (cfr. Mt 9,24b-25). Il Signore sana i cuori feriti, ma aperti a lui e riporta in vita "il fanciullo" che abita dentro di noi, mortificato da un mondo adulto sempre più spento e aggressivo. Gesù libera da ogni tenebra di morte: viene egli stesso a guarire le profondità della vita. Decisivo è sfiorarne il mantello con il cuore e con il solo desiderio di essere risanato. Buona e felice giornata.8 - Buongiorno per tutto il giorno; Mt 9, 32-38. L'attività di Gesù in favore dei bisognosi trova anche incomprensioni e calunnie (Mt 9,34). La chiesa ha bisogno non di farisei detrattori, ma di "operai nella messe" (Mt 9,37). Nel brano evangelico odierno, un muto indemoniato presentato a Gesù per la sua guarigione è costretto al silenzio perché il maligno gli ha imbavagliato mente e cuore (Mt 9,32). E per quanto quell’uomo si sforzi, la sua bocca non sa emettere suoni. Gesù si lascia coinvolgere e ridona la parola a una creatura in totale solitudine. In tal modo gli riapre la finestra sul mondo fino ad allora a lui sbarrata (cfr. Mt 9,33). Ma c’è chi ha perso familiarità pure con l’alfabeto della Fede che mette in bocca linguaggi di perdono e di pace, di luce e di misericordia, e rende capaci di incarnare il Vangelo (cfr. Mt 9,32). Le parole, prima utilizzate come arma per infangare vicini e lontani, diventano grazie a Gesù vie di unità e comunione. Prima si proferivano parole inutili e superficiali; poi ci si ritrova a proclamare parole dettate dallo Spirito Santo. Coloro che vivevano da orfani, senza mai nominare Dio, ora raccontano le sue meraviglie e fanno fiorire la primavera dove prima cresceva sterpaglia. Facciamoci eco della voce di Dio con quanti incontriamo, non perché migliori, ma perché viviamo in prima persona il dono della Parola. Non è finita la stagione dei muti indemoniati. Quanti cristiani sono muti e spenti. Incarniamo la Parola e rendiamola visibile. Felice giornata.

9 - [09/07/25, 07:36:37] GioBa: Bungiorno a tutti; Mt 10, 1-7. La squadra dei dodici non è la squadra dei miracoli (Mt 10,1a). Pare anzi vada a prendere i meno qualificati. Chiamati non per meriti o doti, né perché proposti da terzi. Per una notte intera, Gesù ha pregato ed ecco la squadra (cfr. Lc 6,12). È composta da uomini per lo più di periferia e irrilevanti. Nessun nome altisonante. La scelta di Gesù non è in linea poi con la prassi dei Rabbini per la quale erano i discepoli a scegliersi la guida. Sarà Gesù invece a scegliere i discepoli. Egli mette insieme uomini con caratteristiche diverse, al fine di favorire il gioco di squadra anche se essi tenderanno a far prevalere le qualità individuali. A loro, esperti di barche, Gesù affiderà la pesca degli uomini, senza ausilio di reti. Dovranno fare quattro cose importanti: stare con lui, predicare (Mt 10,7), scacciare demoni e guarire le malattie (Mt 10,1b). Nasce la Chiesa: non sarà un club di appassionati di incenso e regole religiose, ma persone impegnate a portare i tanti naufraghi fuori dalle secche. È consolante per quanti sono chiamati oggi nella Chiesa che non siano stati scelti i migliori, ma gente impastata di viltà e fragilità, e santi grazie soltanto a Gesù. Ecco la Chiesa “in uscita”: un gruppo di persone che ha deciso di fare spazio a Dio e di farsi eco della sua Parola oltre la sagrestia e le abitudini. Radiosa giornata.

10 - Buongiorno per tutto il giorno; Mt 10, 7-15. Questo brano è importante per la missione. I versetti 7-8 descrivono i segni che il Messia compie a favore del suo popolo. Per compiere la missione, bisogna per i discepoli rimanere sulla strada in leggerezza e umiltà, senza aspettative o pretese, pieni di zelo apostolico. Più si indossa il grembiule, più si respira Dio. È bello vedere una Chiesa libera da eccessi di organizzazione e che non si lascia appesantire dalle cose. I beni appariscenti incollano al suolo. Stiamo quindi attenti. Invece, meno c’è di terreno, più c’è di celeste; meno c’è di protagonismo del discepolo, più c’è di Dio. Lo stile da imitare è quello della povertà. Né bisaccia né due tuniche, né sandali, né bastone: stile agile ed essenziale... zaino leggero, nessuna vanità, servizio umile (cfr. Mt 10,9-10), confidando nella croce. Chi si scosta da questi criteri mette a rischio l’efficacia della Parola, che non ha bisogno di mezzi straordinari perché è creativa e feconda di suo. Il discepolo del Signore ne dà testimonianza. Non timbra il cartellino, né ha un orario in cui possa posare il Vangelo per riprenderlo il giorno dopo. Se l’annunciatore cercherà di essere infinitamente piccolo, l’annuncio sarà infinitamente grande come amava dire Madre Teresa di Calcutta. Il protagonista è Dio. I Dodici sono partiti a due a due con poche cose (cfr. Mt 10,1.4), ma sono custodi di un fuoco. È il fuoco dello Spirito che si propaga da solo. Di lui noi siamo portatori. Lodiamo Dio per la nostra chiamata e la nostra elezione. Gratuitamente abbiamo ricevuto tutto, gratuitamente, diamo anche noi tutto con gioia (cfr. 2Cor 9,7). Felice giornata.

11 - Buongiorno a tutti. Oggi, celebriamo la festa di San Benedetto abate ; Mt 19, 27-29. Nel cuore dell'estate, la Chiesa celebra San Benedetto che in un momento critico per l’Europa inventò un modo altro di stare con Dio e con l'umanità. San Benedetto è Benedetto di nome e di fatto. La Chiesa ha scelto lui come patrono d'Europa. Egli inventò un binomio “ora et labora” che cuce insieme interiorità e professionalità. Benedetto è vissuto nel sesto secolo durante un momento cruciale simile all’attuale: il crollo dell'impero e l’invasione di popoli pronti a sovrapporsi a secoli di civiltà. E mentre la Chiesa arrancava fra guerre e incomprensioni, ecco un Benedetto che fu pronto a ritirarsi in preghiera e a fare scelte di essenzialità. Nonostante diversi ostacoli dovuti pure a uomini di Chiesa, intuì l'unica via d'uscita: rinascere alla fede dando ad essa nuove ragioni fondanti. La sua Regola, che risplende per equilibrio e buon senso, attirò migliaia di uomini e di donne pronti a lasciare tutto per vivere alla sequela di Gesù (cfr. Mt 19,27-29). Benedetto ricorda alla società di oggi e alla Chiesa, spesso ridotta ad agenzia di servizi religiosi, la priorità dell'interiorità, della meditazione e della preghiera. Il credente, come San Benedetto, è un uomo in viaggio. Sa di non essere una persona arrivata, segue Gesù via, verità e vita. Buon onomastico ai Benedetto e Benedetta. Felice giornata.

12 - Buongiorno e buon fine settimana ; Mt 10, 24-33. È possibile che Dio perda il suo tempo dietro a creature tanto piccole come i passeri e i capelli del capo? (cfr. Mt 10,30). Si, perché per noi, c’è un nido nelle sue mani. E questo ci ispira un sentimento di estrema fiducia in Lui (cfr. Sal 131,2). Tu vali tanto per Lui… gli sei costato il Figlio (cfr. Mt 10,31). Egli ha cura di te, di ogni fibra del tuo corpo, di ogni cellula del tuo cuore. Di te, egli conosce ogni dettaglio.“Nemmeno un passero cadrà senza il volere del Padre…” (Mt 10,29b). Eppure i passeri continuano a cadere, gli innocenti a morire, i bambini ad essere venduti per pochi soldi o uccisi nel grembo materno. Che tristezza per il nostro mondo! Ma allora, è Dio che fa cadere a terra o che infrange le ali di tante creature o delle nostre stesse vite? È lui che invia improvvisa la morte? No. Abbiamo interpretato questo passo sull'eco di certi proverbi popolari, quali: ‘non si muove foglia che Dio non voglia’. Ma il Vangelo non dice questo. Dice che neppure un passero cadrà a terra senza che Dio ne sia coinvolto, che nessuno cadrà fuori dalle sue mani, lontano dalla sua presenza. Dio sarà sempre lì, al suo fianco. Nulla accade senza il Padre. È la traduzione letterale. Non di certo per volere di Dio. Quante cose accadono contro il suo piano. Lui però rispetta la nostra libertà anche se scegliamo il male. Ingiustizie e soprusi accadono contro la sua volontà. E chi subisce violenza avrà Dio al proprio fianco. Chi tocca l’uomo, tocca Dio. Dobbiamo avere questo iscritto nella mente e sul cuore per rinascere di dentro. Buona giornata.

13 - Buona domenica a tutti;  Lc 10, 25-37. L’umanità intera scende oggi da Gerusalemme a Gerico. Nessuno può dire: io faccio un percorso altro, o non c'entro. Tutti siamo sul medesimo percorso. “Un sacerdote scendeva per quella stessa strada”. Passa per primo un prete, chiamato a farsi ponte con Dio. Vede il ferito e passa oltre "il sangue di Abele". Fa similmente un suo aiutante, un levita. Invece un samaritano lo vede, ne sente compassione, si fa prossimo, vicino. Era disprezzato dai "grandi", non poteva andare al tempio… ma grondava umanità. Non c'è vera umanità senza compassione. Qualcuno dirà che non è ‘prudente’ fermarsi, i briganti possono essere ancora lì. Avvicinarsi non è un istinto, ma una conquista. Così la fraternità è un compito. I primi tre gesti che bisogna assolutamente fare sono: 'vedere', 'fermarsi', 'toccare'. Inguaiato è chi ha perduto gli occhi del cuore. L'uomo di Fede è colui che si ferma e si lascia coinvolgere. Toccare l'altro è la massima vicinanza. Significa accettare l’altro per ciò che è, riuscire a riconoscerne la dignità. Nel nostro brano, dieci verbi descrivono l'amore concreto e fattivo: vedere, avere compassione, avvicinarsi, versare, fasciare, caricare, portare, prendere cura, pagare, saldare. È il nuovo decalogo perché l'uomo sia promosso alla dignità dell'uomo, e la terra non sia abitata da briganti. Il cuore di tutto è il verbo 'amare' che rigenera sempre la vita. Buona domenica.

14 - Buongiorno e buon inizio di settimana; Mt 10, 34-11,1. In questo brano evangelico, Gesù impone delle scelte molto nette. Accogliere Lui o i suoi rappresentanti significa trovare la vita e avere la ricompensa del giusto (cfr. Mt 10, 37-42). All'inizio di questo brano evocato, potrebbe essere incomprensibile che Gesù dica che è venuto a portare non pace, ma spada (cfr. Mt 10,34). La sua Parola taglia, interpella, cura e purifica. Se la Parola non cambia la vita, sarà la vita a svigorire la Parola. Ne sono prova i credenti mossi da tradizione e abitudine. Per loro, vince il dovere e non l’amore. Per questo, la Parola di Dio è una spada che deve penetrare. La sua lama non è analgesico, né tisana, ma un bisturi che disinfetta la piaga e la risana. È in atto una lotta continua tra l’uomo vecchio che ci abita e il discepolo. Occorre recidere i rami secchi e far crescere i nuovi germogli. La Parola di Dio è una spada risanante. Niente a che vedere con la spada del violento che Gesù non impugna neppure per restituire il dovuto. Non è venuto nemmeno a condannare i peccatori, ma a prendersene cura; un’opera amorevole e paziente che si completerà sulla croce. Gesù non ha altra arma se non quella della Parola. Con essa ha cacciato i demoni, ha guarito i malati e perdonato i peccatori. Nulla senza la Parola. Essa separa chi l’ascolta da chi non l’ascolta; chi l’ascolta e la mette in pratica da chi l’ascolta distratto e non la sposa. “Così sarà della Parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto” (Is 55,11). Se la Parola di Dio va in profondità, la Fede non si affloscia. Essa opera guarigioni e genera dei santi. Buona giornata.

15 - Buongiorno per tutto il giorno; Mt 11, 20-24. Sono forti queste affermazioni di Gesù: "Tiro e Sidone saranno trattate meno duramente di voi (Mt 11,22) e “Sodoma sarà trattata meno duramente di te” (Mt 11,24). Nel brano evangelico odierno, si tratta del mistero dell'elezione divina, ma soprattutto della responsabilità di chi è favorito dalla grazia. Ognuno non deve lasciare passare invano la Parola di Dio. Sappiamo che la nota peculiare della vita umana è la sua adattabilità: al freddo e al caldo, alla gioia e al dolore, alla guerra e alla pace. È gravemente nocivo abituarsi al male interiore. Terribile è fare l’abitudine a Dio. Gesù sperimenta tale chiusura e ostilità con i Farisei che hanno una vera preclusione al suo magistero. Venuto per offrire la buona notizia della prossimità di Dio, Gesù si ritrova a dover fare i conti con la presunzione e l’apatia di chi pensa di sapere. I farisei pensano e credono di essere salvi per ascendenze genealogiche e di non aver bisogno di alcuna conversione. È turbato Gesù e ci chiede perché c'è tanta durezza in loro. Le città pagane, nella Bibbia emblema della perdizione, verranno salvate, dice Gesù, diversamente da quelle ebree che si nutrivano di arroganza. Cosa direbbe Gesù di certe parrocchie ridotte ad agenzie di servizi? Cosa direbbe delle nostre liturgie a volte incapaci di comunicare il mistero di Dio? Gesù scuote le tranquille cittadine ebraiche perché non accolgono la novità del Regno mentre le città pagane hanno creduto e si sono convertite. Servono cuori desti per non fare della fede un comodo cuscino su cui appisolarsi. Il torpore infiacchisce e spegne. Questa è la realtà. Convertiamoci. Felice giornata.

16 - Buongiorno per tutto il giorno; Mt 11, 25-27. Sono riusciti a intrappolare il Battista e a spegnere la sua voce. Ora spostano l’attenzione su Gesù perché i miracoli che ha operato in Galilea lì inquietano. Ecco i pensieri malvagi dei capi religiosi di Israele ma le avversità non turbano il Maestro. Anzi, egli esulta nello Spirito (cfr. Mt 11, 25a). Sente, infatti, che il Padre ha nei piccoli dei nuovi cittadini del suo Regno. I primi destinatari del Vangelo non hanno mostrato interesse. Chi sembrava lontano, invece, si è messo in discussione ed era pronto a sporcarsi le mani. Si stupisce perfino Gesù. Egli benedice il Padre perché ha scelto le persone umili e non contaminate dal pregiudizio come suoi collaboratori (cfr. Mt 11, 25b). Dio accoglie chi è piccolo agli occhi del mondo, chi gli affida la vita sapendo di non poter contare sulle proprie risorse. Si impara a conoscere Gesù con il cuore. L’amore non è un maestro fra i tanti; è il Maestro. E Dio preferisce la via del cuore all’apprendimento scolastico. Quello di Gesù è un Dio di fuoco che si rivela con speciale intensità a ogni persona che lo cerca con cuore sincero. "Venite a me voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi ristorerò" (Mt 11,28). Buona e radiosa giornata.

17 - Buongiorno; Mt 11, 28-30. Gesù, in questo brano, ci insegna prendendo spunto sulla realtà agraria di Israele. Dice ai suoi discepoli: “Prendete il mio giogo" (Mt 11, 29). In Israele come in tutto il Medio oriente, il giogo era in uso nell’attività agraria. Serviva a bilanciare il peso sul collo dei buoi e ampliare le prestazioni. Anche la Legge data da Mosè aveva le connotazioni di un giogo: faceva delle regole fondamentali una sorta di argine salva-vita. “…Io ho un altro giogo” dice Gesù: è il giogo dell’amore e dell’umiltà (cfr. Mt 11,30); e come esso aiuta ad unire i buoi nella fatica, così l’amore lega il discepolo per sempre a lui. Quando arriva la tentazione, il discepolo non rimane solo. Sotto lo stesso giogo, c’è Gesù a condividere la prova. “Prendete il mio giogo…” dice Gesù; cioè prendete tutto il mio amore… imparate dal mio modo di vivere: umile, mite, senza arroganza, né violenza (Mt 11,29). Il discepolo ragiona con il cuore del Maestro mentre i presuntuosi corrono il rischio di restare funzionari delle regole e analfabeti del cuore. Dio non è un concetto, nemmeno una regola, neppure un sapere. È il cuore forte e buono della vita. Gesù non sarà mai uno fra i tanti maestri in Israele. È il Maestro di una vita che porta in se stessa il gusto di Dio e stare con lui cambia tutto. Cambia anche il passo della vita. Felice giornata.

18 - Buongiorno per tutto il giorno; Mt 12, 1-8. Mentre camminano, i Dodici strappano qualche spiga di grano (Mt 12,1).  Immediata l’accusa non perché sottraggono ad altri qualcosa, ma perché lavorano in giorno di sabato (cfr. Mt 12,2). I Farisei non hanno capito cosa significhi “misericordia io voglio, e non sacrifici…" (Mt 12,7; cfr. Os 6,6). Una ipocrisia che riguarda quanti continuano a fare come loro. Pensano: meglio il sacrificio. Così, pensano secondo loro risolto l’impegno della Messa domenicale, che si può riprendere una vita ambigua e fare commerci disonesti. Ad alcuni, cioè, pare meglio una fede costruita intorno ai paletti delle regole, alle cose da fare o da non fare, non alla Fede che le devono ispirare. Molti, diventati discepoli della Parola e ad essa familiari, la vivono in modo esteriore, non nelle sue intime profondità. Vivono da farisei. Non abbiamo capito quanto sia liberante essere discepoli di Gesù e quanto sia fecondo e coinvolgente liberare la libertà. Gesù dice che la misericordia è il centro della Fede, il cuore pulsante del Vangelo. La Fede non è, come chi ancora crede, una infinita serie di obblighi. La misericordia non è un banale buonismo, ma l'atteggiamento di chi guarda alla miseria altrui e ha compassione. Gesù, con il suo atteggiamento, ci libera dal lievito dei farisei e ci introduce in piena libertà. Lui è più grande del tempio ed è il Signore del sabato (Mc 2,28; Lc 6,5). Buona giornata.

19 - Buogiorno e buon fine di settimana; Mt 12, 14-21. Dopo l’episodio delle spighe strappate in giorno di sabato, i Farisei, i pii e i devoti di Israele, complottano contro Gesù per toglierlo di mezzo, per farlo morire (cfr. Mt 12,14). Ci sono anni-luce di distanza tra la libertà interiore di Gesù e le loro farneticazioni. A sentir loro, Gesù non ama il Tempio e quindi meglio sopprimerlo. Di fronte alle minacce, Gesù non organizza alcuna difesa. Semplicemente si allontana (Mt, 12,15a), fa suo il dolore altrui e guarisce quanti gli si rivolgono con fede (Mt 12,15b). Raccomanda loro soltanto di tacere sulle guarigioni per non gettare benzina sul fuoco e innescare inutili incendi dovuti a gelosia e invidia (Mr 12,16). I discepoli di Gesù di ieri e di oggi, come si comportano? Chi è accomodante e chi eccede in severità, con il pericolo di spezzare le canne più fragili. Alcuni provano pure a fare i fondamentalisti credendo così di farsi paladini del Vangelo. Ma il Vangelo si custodisce vivendolo, non alzando i toni. La difesa della verità non può diventare umiliazione di chi non l'ha ancora scoperta. Gesù insegna a far spazio alla  Luce, ed a usare misericordia. E allora? “Non trasformate le parrocchie in dogane”, dice Papa Francesco. Vinca la pazienza in noi, l’accoglienza e il servizio ai fratelli. Riguarda Gesù  perseguitato, Matteo cita Isaia 42,1-4 per delineare in Lui la figura del Servo di Dio incaricato di annunciare la giustizia, difendere i più piccoli e raccogliere in se la speranza dell'umanità (cfr. Mt 12,18-21). Imitiamo la sua mansuetudine. Felice giornata.

20 - Buongiorno e Buona domenica a tutti; Lc 10, 38-42. Una donna di nome Marta accoglie Gesù in casa sua (Lc 10,38). Inizia così una storia di amicizia straordinaria che coinvolgerà oltre a lei Lazzaro e Maria. Il Maestro ha la stanchezza del viaggio ai piedi e il dolore della gente nel cuore (cfr. Lc 10,38a). Sostare in una casa di amici e mangiare con loro non ha prezzo per lui che porta in dono la sua pace. A Betania si respira ospitalità. Gesù ci va volentieri. La sua umanità ha bisogno di sorrisi e di abbracci… un Dio dal volto umano. Parla di quotidianità, di lacrime e di danze. Maria è imbambolata ai piedi di Gesù. Beve alla fonte della sua Parola. Il suo cuore sceglie ciò che fa bene alla vita, che regala libertà, orizzonti, sogni (cfr. Lc 10,39). Maria e Gesù: che feeling. Maria è diventata feconda, un grembo dove si custodisce il seme della Parola. Sarà apostola, inviata a donare ciò che Gesù le aveva seminato nel cuore. “Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose...” (Lc 10,41). Con affetto, Gesù rimprovera Marta, non per il suo servizio (cfr. Lc 10,40), ma per l'affanno; non contesta il cuore generoso, ma l'agitazione. Quelle parole, Gesù le ripete a tutti noi. C’è un troppo in agguato, un troppo che può ingoiarti, che toglie libertà e distoglie dagli altri. Dio non cerca servi, ma amici; non cerca delle persone che facciano delle cose per lui, ma gente che lo lasci fare delle cose per noi e in loro, cose da Dio. Dio cerca gente che ha sete di Lui e della sua Parola. In Marta, scopriamo il simbolo della vita attiva e in Maria, quella contemplativa. Unire i due tipi di spiritualità è sapienza. Buona e felice domenica.

21 - Buongiorno e buon inizio settimana; Mt 12, 38-42. In questo brano, c'è la pretesa degli scribi e farisei. Vogliamo vedere un segno (Mt 12,38). La risposta di Gesù è dura. Sono trattati da perversi, da una generazione malvagia e adultera che pretende un segno (cfr. Mt 12,39a). Massa e Meriba sono località che ricordano l’incredulità del popolo ebreo mentre era nel deserto; e nessuno di loro entrò nella Terra promessa (cfr. sal. 94,8-9.11). C’è chi non si accontenta mai. Vorrebbe avere sempre nuove conferme. Ma allo smemorato che brucia uno dopo l’altro, altri segni, quali altre opportunità, possono venire offerte? La bramosia di segni è sintomo di insicurezza e fragilità. Solo chi si decide una volta per tutte ad amare non pretende segni. Li accoglie come dono. Dice il Signore: credete forse che io mi comporti come gli stregoni abituati a imbrogliare i propri fans con segni urlati, ma del tutto illusori? C’è chi vorrebbe far collezione di segni, da porre nella galleria dei ricordi. Ma Dio li dona a chi non li pretende ed è disposto a camminare nella penombra. “Questo per voi è il segno”, dicono gli Angeli ai pastori a Betlemme: un Bimbo in una mangiatoia (cfr. Lc 2,12). I segni firmati da Dio sono in controtendenza rispetto alle aspettative. Invece di un segno eclatante, dà un piccolo segno; invece di un Dio tremendo, un Bambino tremante; invece che potente, un bimbo tra un bue e un asino Dio regala tanti segni, ma il segno definitivo è Gesù morente in croce. Servono occhi di fede per leggere un tale segno di potenza e impotenza di Dio. Buona giornata

22 - Buongiorno a tutti. Oggi facciamo memoria di Santa Maria Maddalena; Gv 20, 1-2.11-18. In questo brano, abbiamo un incontro di Gesù risorto con Maria Maddalena (Gv 20,14). “Gesù le disse: Maria!” (Gv 20,16). Risanata nel profondo da Gesù, Maria Maddalena gli si incolla addosso. Prima testimone del Risorto, sarà una delle figure più luminose dei Vangeli (cfr. Gv 20,18). Accanto a Gesù, nella buona e nella cattiva sorte, rapita dalle sue parole, Maria di Magdala sta sotto la sua croce con Maria, la madre, e Giovanni, il discepolo amato. Piena di coraggio, al sepolcro rappresenta le donne fedeli a Gesù. Ecco perché Giovanni la fa parlare al plurale: “Non sappiamo dove l’hanno posto” (Gv 20,10). Gesù è morto crocifisso e pare tutto finito, ma lei è al sepolcro perché il suo cuore non sa vivere senza di lui. Dov’era lui, era anche il cuore di lei (Gv 20,1a). Piange Maddalena (Gv 20,11). L’amore versa lacrime o di gioia o di dolore. Lei cerca il Signore; gli angeli provano a consolarla.  Non sa che farsene. È la sola che piange per Gesù. Piangerà pure Pietro, ma per i propri peccati; non piange su Gesù, ma su di sé, per aver rinnegato l’Amico. Gesù lascia che si purifichi l’umano di Maria. E da quel dolore sgorgheranno domande sul “perché” della croce. Solo così Gesù si farà vedere. La chiama per nome: “Maria” (v. 16). È la chiamata definitiva. Ora Maria amerà Gesù con un amore che non morirà mai perché profuma di eternità. Felice giornata.

23 - Buongiorno per tutto il giorno; Gv 15, 1-8. Oggi è la festa di Santa Brigida, religiosa, patrona d'Europa. Con il suo marito, si dedicò a un'intensa vita spirituale e a una fervida attività caritativa. Dopo la morte del marito, visse un tempo di solitudine e di preghiera. Fondò l'ordine monastico del Santissimo Salvatore. Il Vangelo odierno, l'immagine usata invita a rimanere nella comunione. Nel Primo Testamento Dio è descritto come il padrone della vigna (cfr. Mc 12,1-12). Nel Nuovo, invece, c’è un’evoluzione. Gesù dice: “Io sono la vite, voi i tralci” (Gv 15,1). Il discepolo è parte della stessa pianta, goccia della stessa fonte. E il Viticoltore diventa vite, il Seminatore si fa seme, il Creatore è creatura “Rimanete in me e io in voi” (Gv 15,4a) è sogno di comunione di Dio. Non sono parole astratte, ma quelle che usa anche l’amore umano, nonostante le prove e gli inverni: “tu in me, io in te” (Gv 17,21). Ecco il cambio di marcia di Gesù: "Ogni tralcio che porta frutto va potato perché porti più frutto" (Gv 15,2). Potare non è amputare, ma rafforzare. Potare è rinunciare alle cose superflue per concentrarsi sull’essenziale, è tagliare il vecchio perché nasca il nuovo. Potare è capire che “meno è di più”. Si costruisce bene non sulla quantità, ma sulla qualità, non sull’accumulo, ma sull’essenziale. La vigna incolta dà una immagine di sofferenza. Si aggroviglia su se stessa, ha tralci sempre più esili, dà acini aspri e foglie sbiadite. La vite potata, invece, ha foglie di un verde brillante. Se aiutata sta eretta e non perde neppure un raggio di sole. Rimaniamo aggrappati a Dio e vivremo (cfr. Gv 15,5a.7). Se ci distacchiamo da Lui, è la nostra condanna alla perdizione (cfr. Gv 15,6). Che Santa Brigida interceda per noi la grazia della fedeltà. Buona giornata.

24 - Buongiorno per tutto il giorno ; Mt 13, 10-17. In questo racconto evangelico, Gesù apre i sentieri anziché concludere i discorsi. Non fornisce soluzioni, ma direzioni di ricerca. La novità di Dio passa anche per il linguaggio. A lui piace mettere in viaggio l’ascoltatore. Ascoltare le parabole è come ascoltare il mormorio della sorgente del Vangelo, così come esce dalla bocca di Gesù. Per Gesù, parlare in parabole era la norma. Con molte parabole annunciava la Parola, senza parabole non parlava loro (cfr. Mc 4,33-34). Insegnava non per astrazioni o concetti, ma per immagini e racconti. Il suo messaggio - il regno di Dio, Dio come padre, abbà - è fatto di metafore. Ha scelto di farsi narratore di parabole perché il linguaggio più adatto al sacro non è quello filosofico o teologico, ma quello visivo (cfr. Mt 13,10). È più efficace e coinvolgente, dire che Dio è un oceano di luce e di pace, un padre esperto in abbracci che dire che è essere perfettissimo. Questa modalità di narrazione è stata consegnata a tutti: non ci sono eletti, privilegiati, gente preparata o meno, non ci sono solo gerarchie, tutti sono uguali. "Beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono" (Mt  13,16). La via delle parabole è l’autostrada della Fede. Beati quelli che hanno scelto di ascoltare Dio e gli obbediscono. Beati quelli che accedono a "conoscere il mistero del regno" (Mt 13,11), perché troveranno in Dio la pace. Buona giornata.

25 - Buongiorno. Oggi è la festa di San Giacomo apostolo; Mt 20, 20-28. La grandezza risiede nel servizio. "Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore” (Mt 20,26b-27). L'apostolo Giacomo di cui si parla oggi è conosciuto come Giacomo, il maggiore, per distinguerlo da un altro Giacomo, il cugino di Gesù. È stato il primo apostolo a subire il martirio mentre era vescovo di Gerusalemme. È fratello di Giovanni. Con lui e con Pietro, fa parte del gruppo privilegiato di tre apostoli che hanno seguito Gesù sul Tabor, nell’orto degli ulivi e altrove. Ed ecco oggi la madre di Giacomo e Giovanni avvicinarsi a Gesù in modo scomposto a chiedere che i suoi figli abbiano i primi posti nel Regno (cfr. Mt 20,20). E aggiunge: uno alla destra e l'altro alla sinistra (cfr. 20,21b). Un mix di ingenuità e presunzione che attraversa generazioni di ogni tempo. Così ragiona la mente umana. Gesù si sottrae a questo ragionamento dicendo che lui può condividere soltanto la missione ricevuta: un calice amaro da bere e una croce da prendersi sulle spalle (cfr. Mt 20,23a). Gesù prova a fare chiarezza col suo dire, ma senza successo. La scelta dei posti è riservata al Padre del cielo che assegna uffici, mansioni e ministeri (cfr. Mt 20,23b). Gli altri dieci ascoltano irritati. Hanno lo stesso tarlo: sono presi dalla stessa smania di apparire e dì contare agli occhi di Gesù e del mondo (cfr. Mt 20,24). Gesù lancia una sfida: grande non è colui che comanda, ma colui che serve; non è colui che alza la voce, ma chi è pronto a morire crocifisso per amore (cfr. Mt 20,26-27). Auguri a quelli che portano il nome di Giacomo o Giacomina. Buona e radiosa giornata.

26 - Buongiorno e buon fine settimana; Oggi è la festa dei santi Gioacchino e Anna, i genitori della Beata Vergine Maria. Hanno generato Colei nel cui grembo sboccerà il "Germoglio di Davide" (cfr. Ap 5,5); Mt 13, 24-30. In questo brano del vangelo di Matteo, osserviamo il cuore dell'uomo. Nel cuore umano coabitano il bene e il male. Esso è come un fazzoletto di terra in cui viene seminato il seme della Parola pur se assediato da erbacce. «Vuoi che andiamo a togliere la zizzania?» (Mt  13,28a), domandano i servi. La risposta è perentoria: “no” perché rischiate di strappare anche le spighe di buon grano (Mt 13,29-30a). Un conflitto di sguardi: quello dei servi si posa sul male, quello del padrone sul bene. Il seminatore ripete: io guardo al buon grano, non alla zizzania. La gramigna è secondaria, vale di meno. Davanti a Dio, una spiga di buon grano vale più di tutta la zizzania del campo; il bene è più importante del male; la luce conta più delle tenebre. La morale cristiana non è quella dei perfetti, dei senza macchia. Dio privilegia la fecondità dei grappoli che maturano al sole. La parabola invita a liberarsi dallo stilare un lungo elenco di fragilità e precetti, ma a scoprire ciò che è vitale e bello, che la mano di Dio ha seminato in noi. Mettiamoci sulla strada di Dio che per vincere la notte accende il mattino, e per sollevare la farina pesante mette un pizzico di lievito. Non sono stato creato a immagine del “nemico” e della sua notte, ma a immagine del Creatore e del suo giorno. Tantissimi auguri ai Gioacchino, Anna e a tutti i nonni. Felice giornata.

27 - Buona domenica a tutti; Lc 11, 1-13. In questo brano del Vangelo, Gesù ci insegna a pregare. Benché tutta la preghiera valga, possiamo sottolineare questi due articoli: “Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno” (LC 11,2). I discepoli non domandano al Maestro nuove formule da ripetere. Ne conoscevano già molte. Inoltre, avevano un salterio intero a loro disposizione. Non chiedono a Gesù tante preghiere da offrire a Dio, ma la preghiera. Uno dei discepoli, a nome di tutti chiede a Gesù: insegnaci a stare davanti a Dio come sai stare tu, nelle tue notti di veglia (Lc 11,1-2). E Gesù disse loro: “quando pregate dite Padre" (Lc 11,2). È Padre di tutti. Le preghiere di Gesù iniziano con questo nome di famiglia. Pregare è dare del tu a Dio, dicendogli "papà". È la lingua dei bambini, il dialetto del cuore, non dei Farisei. Quello rivelato da Gesù è un Dio che profuma di abbracci e di casa; un Dio vicino, caldo, da cui riceviamo le poche cose indispensabili per vivere “Santificato sia il tuo nome” che regala amore (Lc 11,2b). L’amore sia santificato sulla terra, trasformi e trasfiguri questa storia di idoli, di violenza e di indifferenza. “Venga il tuo regno” (Lc 11,2c), dove i poveri sono principi, gli umili e i bambini entrano per primi. Finiscano le gerarchie dei prepotenti e dei belligeranti. Vinca la pace. “Dacci il pane quotidiano” (Lc 11,3), cibo per tutti; un pane che sia nostro, e non solo mio, un pane condiviso, perché se uno è sazio e uno muore di fame, quello non è il vero pane. “Togli da noi i peccati e non abbandonarci alla tentazione” (Lc 11,4). Prendici per mano per tirarci fuori da tutto ciò che fa male, da ciò che pesa sul cuore, lo invecchia e lo stordisce. Nel racconto evangelico di oggi, Gesù ci invita anche a una preghiera fiduciosa e insistente (Lc 11,5-10) e soprattutto a chiedere a Dio il dono più grande che viene dall'alto: lo Spirito Santo. "Signore, insegnaci a pregare" (Lc 11,1). Felice domenica.

28 - Buongiorno a tutti e buon inizio settimana; Mt 13, 31-35. “Il regno dei cieli è simile a un granello di senape” (Mt 13,31). In questo racconto evangelico, Gesù parla di senape (Mt 13,31-32) e di lievito (Mt 13,33), prodotti di scarsa visibilità. Con le due parabole, Gesù fa capire come egli preferisca come materiale di costruzione del suo Regno pietre poco appariscenti. È un inno alla semplicità e all’umiltà. È lo stile di Dio che predilige il basso profilo e vuole che ci si liberi da ogni delirio di onnipotenza. Il Regno di Dio è come un granello di senape, o come il lievito per il pane. Non importa la quantità, né la sua grandiosità. Basta che i discepoli siano “lievito”. Invece si temono i cali di tendenza. C’è pure un ufficio di statistica nella Chiesa al fine di mantenere le posizioni e migliorare i risultati. Eppure altra è la logica del Vangelo. Oggi, la presenza cristiana nella società è diventata marginale rispetto a ieri e alle decisioni del mondo, ma questo non è necessariamente un danno. Anzi. Questo mondo porta un altro mondo nel grembo, che piano piano cresce: è il Regno di Dio. Di esso il Signore dona il seme. Cresciamo nella pazienza con noi stessi perché non è facile essere ciò che si vuole. Pure con la Chiesa, serve pazienza perché non sempre è limpida. Il destino del granello di senape e del lievito è di consumarsi. E quando tutto appare perduto, è lì che si accende la Luce. Fu proprio così per Gesù dall’alto della Croce. Buona e felice giornata.

29 - Buongiorno per tutto il giorno. Oggi è la memoria di Santa Marta; Gv 11, 19-27. Questo brano evangelico descrive una situazione drammatica, ma anche di speranza. C’è un lutto a Betania. Alla porta di casa degli amici di Gesù bussa la morte. In modo lieve Marta rimprovera l'Amico, che le risponde semplicemente: "tuo fratello risorgerà". Marta parla al futuro: "so che risorgerà"; lei crede, ma quel giorno è lontano dal suo desiderio e dal suo dolore. Gesù invece parla al presente: "Io sono la risurrezione e la vita". Come alla samaritana è ancora a una donna che Gesù regala le parole centrali della Fede: Io faccio rinascere e ripartire da tutte le morti. Gesù è la risurrezione e la vita. Prima la risurrezione, poi la vita. Risurrezione è esperienza che riguarda il nostro presente e non solo il nostro futuro. A risorgere sono chiamati i vivi prima che i morti a rialzarsi da vite spente, immobili e inutili; a fare cose non banali, ma che rimangano per sempre. La vita avanza di risurrezione in risurrezione, verso l'uomo nuovo, che ha la statura di Cristo, verso la sua misura come affermava San Gregorio di Nissa. Lui trasforma, e fa eterna la vita. "Gesù si commosse e scoppiò in pianto". Dio mostra la sua parte di umanità e piange per me. Sono io Lazzaro, io l'amico malato e amato, che Gesù non accetta gli sia strappato via. Il nemico della morte non è la vita, ma l'amore. Questo è bello da sapere. Forte come la morte è l'amore. L'amore di Dio è più forte della morte. Se Dio è amore, il suo nome sarà anche risurrezione. Voi che sperate in Dio, vivete in rendimento di grazie. Buon onomastico alle Marta. Buona giornata.

30 - Buongiorno a tutti; Mt 13, 44-46. Osserviamo in questo racconto evangelico un vero colpo di fortuna per un bracciante agricolo e un mercante. Il primo trova un inestimabile tesoro (Mt 13,44). Il secondo, una perla di rara bellezza (Mt 13,45). Il contadino lavorava su un terreno non suo. Il mercante intraprendente girava il mondo rincorrendo brillanti. Due modalità d’azione dettate da audacia e costanza. Pure, chi ama il Vangelo riceve simili sorprese. L’incontro con Dio non è mai piatto e scontato. È possibile incrociare Dio mediante una caduta sulla via di Damasco, ma lo si può incontrare anche nei segni della quotidianità. Basta aprire bene gli occhi e contemplare i particolari della vita. Tesoro e perla sono i nomi bellissimi per dire il salto di qualità che Gesù riserva a chi incontra il Vangelo. Lui dona una forza vitale che trasforma il cuore. È la Fede il vero tesoro di Dio, il frutto del camminare e del volare. Per acquistarla molti vendono tutti i loro averi. E nel farlo non hanno sentore alcuno di rinuncia. Così fa il discepolo di Gesù. Non è più buono degli altri, ma vede lontano. Investe la sua vita in tesori duraturi, non in chimere. Non ha tutte le risposte della vita, ma le cerca. Sente che credere è un verbo dinamico. Allora spinge nel camminare e finisce per trovare. Vendete tutto quello che pensate di avere per guadagnare l'unico sommo bene: Dio. Buona e radiosa giornata.

31 - Buongiorno per tutto il giorno; Mt 13, 47-53. Per descrivere il regno di Dio, Gesù parte da un gesto quotidiano, un gesto quasi sacrale, che si ripeteva ogni giorno sul “lago di Galilea” - il lancio delle reti - familiare a molti di coloro che camminavano con Gesù (cfr. Mt 13,47). Le reti, cariche di aspettative, raccoglievano dal fondo i pesci più diversi, buoni e cattivi, commestibili e non, catalogati in base al concetto di purità legale appreso in sinagoga (cfr. Mt 13,48). Alla stessa maniera venivano catalogate le persone, quelle ritenute degne di far parte del popolo eletto, e altre giudicate impure e, quindi, da evitare (cfr. Mt 13,52). Anche dietro a Gesù c’erano discepoli buoni e cattivi; fedeli e stagionali, attratti dalla sua vita e dalla sua Parola o più fragili. E sarà così fino alla fine del mondo. Nella Chiesa la porta rimane aperta a tutti, anche se alcuni vivono con insofferenza il fatto che le celebrazioni siano frequentate pure da cristiani giudicati poco seri o fanatici. Non è saggio dividere il mondo in buoni e cattivi. C’è il rischio di ritrovarsi fuori dal recinto. Quanti cristiani ancora "pagani", pronti a giudicare con durezza il comportamento altrui. Il lago di Galilea è immagine della Chiesa e del mondo. Gesù è il “padrone di casa”, e solo Lui sa giudicare chi è fedele alle cose sante di Dio. Se c’è un confine, esso passa altrove. È dentro di noi, nelle nostre anime. Come avviene per il grano e la zizzania che crescono dentro di noi, e non attorno a noi, c'è la coesistenza tra il bene e il male nel mondo e nel cuore umano (cfr. Mt 13,24-30). Buona giornata.

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