MAGGIO
1 - Buongiorno e buon inizio del mese mariano. Oggi celebriamo la memoria di San Giuseppe, lavoratore; Mt 13, 54-58. “...non è costui il figlio del falegname?” Questa domanda rivela un altro lato dell'identità di Gesù e si riconosce la dignità del lavoro umano. Di san Giuseppe ci sono scarse notizie nei Vangeli. È sufficiente però per capirne la missione di sposo e di ‘padre’ premuroso. Cosa ci faceva “Giuseppe di Betlemme” a Nazaret? Erode voleva ricostruire la capitale e gli serviva manodopera qualificata. Così Giuseppe emigra in Galilea. Gesù è noto come il figlio del carpentiere e, probabilmente, come accadeva allora, Gesù ha appreso il lavoro di falegname nella bottega del ‘padre’. Il primo maggio, il mondo si ferma e riflette sul lavoro umano, in un momento in cui la logica del mercato fa la parte del leone rispetto a temi primari, quali la dignità e le necessità umane. La persona non è un “bene” da spremere. Quante prepotenze da una parte e umiliazioni da un’altra. Lo sa chi per ragioni di mercato, perde il lavoro. La Chiesa offre a modello la figura di san Giuseppe per ricordare che anche nella casa del Figlio di Dio era familiare il sudore per il cibo quotidiano. Il lavoro non sia soltanto una necessità, ma spazio in cui la persona sperimenta la propria creatività, oltre a relazioni di reciprocità e di solidarietà. Con il lavoro, l’umanità continua l'opera del Creatore. Se ciò non avviene, emergono disagi nel pianeta e nelle sue creature. Prendiamone coscienza. Tantissimi auguri a tutti i lavoratori. Buona e serena giornata.
2 - Buongiorno a tutti; Gv 6, 1-15. Gesù moltiplica i pani nel deserto. Questo fatto presagisce l'eucaristia istituita nell'ultima Cena. Nel racconto evangelico odierno, i numeri danno ragione a Filippo (Gv 6,7). 5000 gli uomini presenti, e con 200 denari - circa 200 giornate di lavoro - si garantiva non più di un pezzo di pane a persona. Fa sorridere il gesto ingenuo e disarmante di un adolescente che offre a Gesù il suo pasto di garzone a giornata per dare risposta ai bisogni di tutti. Cosa si riuscirà a fare con così poco? Eppure pare che Gesù preferisca "il niente" di un ragazzo alla ponderata analisi dell'apostolo Filippo. I "cinque pani d’orzo e i due pesci" del garzone lasciano spazio alla fantasia di Dio che sa fare miracoli straordinari con poche risorse umane (cfr Gv 6, 9-10a). Soltanto l'evangelista Giovanni riporta che quei limitati mezzi che sfameranno la folla sono dono di un ragazzino che si fa collaboratore di Dio. Invece di passare il tempo a criticare le cose che non vanno nel mondo o nella Chiesa, sarebbe meglio mettere in gioco i propri talenti. Mettere a disposizione quello che siamo e abbiamo per permettere l'azione di Dio. Lasciamo i gesti impossibili a Dio. A noi, umili garzoni della sua Vigna, è chiesto di essere zelanti e fedeli collaboratori. Solo Dio è in grado di saziare la fame: fame di pane e di senso. A noi sono richieste le briciole con cui egli potrà assicurare a tutti un’ottima cena di pesce con il pane (Gv 6,11-12). Significativo il gesto di Gesù che si ritira subito su un monte per evitare la visione della gente che avevano un piano di farlo re... perché aveva mangiato. Bella tentazione di tutti. Stiamo attenti. Se Gesù fosse come noi, poteva rimanere per ricevere applausi. Invece il suo esempio ci insegna la libertà e la coerenza nella nostra missione. Buona e felice giornata.
3 - Buongiorno a tutti e buon fine settimana; Gv 14, 6-14. Oggi è la festa dei santi apostoli Giacomo e Filippo. Giacomo il minore è ricordato assieme all’apostolo Filippo poiché le loro reliquie furono deposte insieme nella chiesa dei Dodici Apostoli a Roma. Non si riflette mai abbastanza sulla splendida diversità dei dodici Apostoli. Si vorrebbe a volte una Chiesa dal pensiero unico. Mal si sopportano le voci non uniformi. Filippo era un discepolo del Battista. Il nome greco fa supporre che fosse di origine non ebrea, in contatto con i pagani greci avvicinati da Gesù. Giacomo il minore è cugino di Gesù. Succederà nella guida della chiesa di Gerusalemme all’altro Giacomo, fratello di Giovanni, e primo martire. Dunque, un amico dei pagani e uno tosto e ostinato, entrambi parte del gruppo dei Dodici. E la Chiesa ha voluto accostarli nella festa, pur così diversi. Sono come le due facce della Chiesa: dissimili per i loro percorsi, insegnano ad amare la diversità come un valore, pur senza tradire l’unità. Nel brano evangelico odierno, l'apostolo Filippo dice: “Mostraci il Padre". È proprio un sogno quello di vedere Dio (cfr. Gv 14,8). Eppure, se vederlo è esaltante, non lo è di meno sentirsi guardati da Lui. Bello. E Gesù approfitta per spiegare la comunione intima tra Lui e suo Padre. Dobbiamo crederci per la nostra pace interiore. Felice giornata.
4 - Buongiorno nel giorno del Signore; Gv 21, 1-19. Cristo risorto affida i fedeli e quindi la Chieda alla cura di Pietro (Gv 21,15-17). “...Pietro, tu mi ami?”. Sul fondamento dell'amore si ricostruisce tutto: la fiducia e la missione. Tutto, nel racconto evangelico di oggi, ha inizio con una scena tristissima. Pare che Pietro decida di lasciare il gruppo dei Dodici e di tornare a fare il pescatore sul lago di Galilea (Gv 21,3). Sono passati tre anni: stupore, miracoli, qualche crepa, fino alla notte del rinnegamento del Maestro. È un buio totale per Pietro che non riesce a perdonarsi. Eccolo coi vecchi amici di nuovo al lavoro di prima, ma è una fatica sprecata perché i pesci non abboccano. Si sforza di dimenticare i tre anni passati con Gesù… Non ce la fa. Ma Gesù non demorde. Sul far del mattino li aspetta sulla riva del lago mentre rientrano con le reti vuote (Gv 21,4). Non pretende che cambino mestiere (Gv 21,6), ma che abbiano un cuore che pulsa. Gesù è pronto ad accogliere, senza rivendicazioni, né conti aperti, né debiti, né crediti. È veramente un signore. Lui “è il Signore”, come intuirà per primo l’apostolo Giovanni (Gv 21,7). Ed ecco finalmente l’ora della guarigione di Pietro. Il suo cuore sanguina, ma Gesù è un cardiologo eccezionale che riporta la fiducia laddove regnava la morte. Pietro sente di aver toccato il fondo dell’orgoglio e della vergogna e, a differenza di Giuda, decide di tornare. Ha vinto l’amore di Gesù. Nessuno coincide con i propri peccati. Gesù conosce Pietro. Benedetto peccato che lo ha reso umile al punto da morire crocifisso come il Maestro, ma a testa in giù. Dopo la risurrezione di Gesù, c'è stato in Pietro un vero cambiamento di vita. Sia anche così per noi. Come a Pietro Gesù ci invita a seguirlo (Gv 21,19). Felice domenica.
5 - Buongiorno a tutti e buon inizio di settimana; Gv 6, 22-29. In cerca di Gesù (Gv 6, 25-26). Le folle vorrebbero trattenere Gesù dopo la squisita cena di pesce gratis. Purché la festa continui sono pronte a farlo re. Non hanno capito che altro è il senso dei pani e dei pesci (cfr. Gv 6,26). In realtà a molti spesso non interessa Dio, ma le cose che vengono da lui. Ci si vorrebbe impadronire di Gesù per garantirsi il cibo quotidiano (cfr. Gv 6,26). Le folle sono come i bambini che vanno dietro a chi procura loro l’immediato, cosa del tutto comprensibile, ma che tende a portare fuori strada. Ci vuole una fede profonda, anzi, matura. A molta gente basta il pane, non interessa l’Eucaristia; il Pane di vita, invece, mette in comunione con Dio e cementa la comunità cristiana. Scopo del pane è di alimentare la vita materiale, ma la vita vera è quella che si nutre del corpo e del sangue di Cristo (Gv 6,27). L'Eucaristia è ben più di un’emozione. Non si vive di emozioni. Chi fa del cibo o delle cose che passano un idolo è come chi si innamora dell’anello di fidanzamento, e non di colui o colei che gliel’ha donato. Quando è così, il segno perde il suo significato. Ciò che è un mezzo soltanto diventa fine. La vita si riduce ad accumulare cose, e piano piano si spegne. Si mangia un pane che perisce, e pure avvelenato talvolta. Gesù esorta a non cercare il cibo che perisce, ma quello che rimane per sempre. Serve Fede e fiducia per collegare il pane dei giorni con il pane che nutre per la vita eterna (cfr. Gv 6,27). Buona giornata.
6 - Buongiorno per tutto il giorno; Gv 6, 30-35. Gesù è il Pane della vita. Chi viene a Lui non avrà fame; chi crede in Lui, non avrà sete (Gv 6,35). Se alla donna samaritana Gesù ha suscitato la sete di un’acqua viva (cfr. Gv 4,14-15), alla gente di Cafarnao vorrebbe regalare il gusto di un pane ‘altro’. Gesù comunica qualcosa che si farà strada piano piano. Con il tempo, la gente capirà “Chi” sia questo pane, non che cosa sia, o a che cosa serva. Fermiamo l'attenzione su due brevi parole: “Dio dà”. Queste parole tornano nel nostro brano evangelico quattro volte (Gv r6,31b-34). Dio non chiede, ma dà; non pretende, ma offre; Dio non esige nulla, dona tutto. È soltanto dono, gratuità. Un verbo semplice e familiare, umile e concreto, il verbo "dare" racchiude il cuore di Dio che dà senza porre condizioni, senza esigere contropartite o ritorni. Dà con il desiderio di fecondare, di far fiorire vita e fruttificare. Nel suo grande amore, Dio non offre cose, ma il Figlio suo, il suo cuore, come luce e vita del mondo. Dio dà se stesso, si espropria e, così, dà tutto. Si è davanti a uno dei vertici del Vangelo, a uno dei nomi più belli di Dio: “datore di vita”. Dio si offre, dunque, come cibo: lo si mastica, diventa nostra carne come il pane. Ad essere trasformato non sarà Dio, ma colui che si nutre di lui. È importante capire questo perché lì è il mistero. La Fede non è una dottrina cui aggiungere di tanto in tanto nuove definizioni dogmatiche o etiche, ma la “vita di Dio” da assimilare ed esternare. Buona e serena giornata.
7 - Buongiorno per tutto il giorno; Gv 6, 35-40. In questo brano, abbiamo due frutti buoni e belli per quelli che aderiscono a Gesù: non avranno mai più fame e sete (Gv 6,35); avranno la vita e saranno risuscitati nell'ultimo giorno (Gv 6,40). L’umanità nasce affamata, ed è la sua fortuna. Ogni bambino che nasce ha fame della madre che s’impegna a nutrirlo di latte, di carezze e di sogni. Il giovane ha fame di futuro, di amare e di essere amato. Gli sposi hanno fame l'uno dell'altra e di un frutto che dia visibilità al loro amore. Ma c’è anche un’altra fame: fame di cielo, fame di Dio, di felicità e di pace per se stessi e per gli altri; fame di vita più grande, eterna e piena. Insomma, tutto il mondo ha fame di Dio. Grazie all’Eucaristia, l’uomo è l'unica creatura che ha Dio nel sangue. Non capirlo è farsi male, violenza. Uno dei nomi più belli di Dio è "il datore di vita". L'abbiamo ribadito ieri. Quanto pane dell’Eucaristia viene consumato dai cristiani? c’è chi si nutre con fede, e chi invece lo fa con assuefazione ed esce di chiesa com’è entrato. Succede così a chi rimane ai margini del Mistero, al Dio che regala vita “per sempre”. C’è chi risponde con la ricerca di una vita soltanto terrena. C'è anche chi trasforma l’amore in “costume e abitudine” che finisce miseramente per soccombere. Dio è discreto e non protesta, ma non può non percepirlo. L’Eucaristia è uno spartiacque. Non si può rimanere insensibili davanti ad essa: è Gesù stesso che si dona a noi. Vive chi lo prende in parola, muore chi lo svilisce. Chi ha orecchi intenda. Buona e felice giornata.
8 - Buongiorno; Gv 6, 44-51. In questo brano, Gesù riafferma che Egli è il "Pane della vita, il pane vivo, il pane che dà la vita al mondo (cfr. Gv 6,48.50-51). Si sottolinea anche che si diventa cristiani solo per attrazione di bellezza; non certo per imposizione. Così scriveva papa Benedetto XVI, e così ripeteva papa Francesco. In altre parole si afferma quello che segue: sono stato affascinato da un Dio “buono come il pane”, che nutre ogni vita, un Dio che si offre, si propone e si regala e non esige compensi. È lo stile di Dio, e il discepolo non fa altrimenti. "Nessuno può venire a me se non lo attira il padre che mi ha mandato", dice Gesù (Gv 6,44). Alla morte di una persona per bene, la gente dice spesso: "ci bastava vederlo, la sua vita profumava di Vangelo". Il verbo più ripetuto in questo brano di Giovanni è "mangiare". Mangiare è questione di vita o di morte. L'Eucaristia è un cibo che nutre per la vita eterna. Ma la vita eterna non riguarda il dopo. Siamo già incamminati verso l’eternità. La vita terrena è solo un inizio... essa sta alla vita eterna come il feto sta all'uomo che nasce e cresce. Mentre distribuiva la santa Comunione qualcuno amava ripetere: “diventa ciò che ricevi, cioè il corpo di Cristo”. Mangiare la carne di Cristo non si riduce al rito... È tutto fuorché finita la Messa. Gesù vuole uscire di chiesa per trasformare l’umanità in carne viva di Dio. Questo è il vero significato della comunione “Quello che avete fatto a uno di questi l'avete fatto a me” (cfr. Mt 25,40). Si ritrova la sua carne ad ogni angolo di strada, e non poche volte è piegata e calpestata. Vegliamo su questo corpo di Cristo, noi che facciamo sempre la comunione. Buona giornata.
9 - Buongiorno a tutti; Gv 6, 52-59. Il brano torna ancora al discorso sull’eucaristia fatto da Gesù a Cafarnao. Alle sue parole i Giudei rispondono iniziando a discutere tra loro. Ma il senso del verbo greco è molto più forte: “litigano” di brutto tra loro (Gv 6,52). Gesù, che si definisce pane di vita eterna, provoca in loro uno "shock". La verità, quando emerge, non può non provocare contrasti. Pure oggi, c’è chi tende a ridimensionare il mistero dell’eucaristia, a trasformarlo in amabile ricordo del passato. L’Eucaristia è “presenza”. È tradirla fare l’abitudine ad essa, è sminuirne e svilirne la portata. È veramente qualcosa di nuovo e di sconvolgente. Gesù lo ribadirà per otto volte in pochi versetti: non è ‘come’ mangiare la sua carne, ma è mangiare la sua carne; non dà qualche emozione, ma comunica la vita eterna. Gesù possiede il segreto che cambia l’orientamento della vita: dà vita non solo terrena, ma anche la vita per sempre. Altro è vivere senza fine, altro è sopravvivere. Gesù utilizza il verbo al presente: “ha” (v. 54), e non “avrà”. L’eucaristia è ossigeno di una vita che non si spegne miseramente come quella terrena. Dice Gesù: prendete la mia umanità, nutritevi della mia carne, come un bimbo, nel grembo della madre si nutre direttamente dalla madre. Felice e radiosa giornata.
10 - Buongiorno e buon fine settimana; Gv 6, 60-69. Nel discorso sul pane della vita, Gesù sta vivendo giorni amari. Dopo il discorso sul Pane di vita, si profila l’ombra del fallimento: molti discepoli se ne vanno via (Gv 6,60.66). Vince il “buonsenso” per cui si accetta solo ciò che appare comprensibile… È assurda la parola di Gesù o è indurito il cuore dei discepoli? Nove secoli prima, Dio aveva procurato un pane al profeta Elia: lo aspettava un viaggio lungo. Gesù fa qualcosa di analogo coi suoi. Ma c’è chi vorrebbe sminuire il Mistero eucaristico per farlo “digerire”. Ridimensionarlo lo svilisce. L’Eucaristia non è solo un vago ricordo di Gesù. È Lui nel suo corpo donato. Gesù non cede, anzi accelera. “volete andarvene anche voi?” (Gv 6,67). Avverte che la crisi tocca e raggiunge pure i più intimi, e dice: “siete liberi, scegliete”. Pietro si fa interprete di tutti e risponde con il cuore: “…da chi andremo Signore?” (Gv 6,68). Egli dice di si non perché abbia capito, ma perché conosce e ama Gesù. Gesù dona eternità a tutto ciò che di più bello l'uomo porta nel proprio cuore. Da chi andare? Pietro poteva tornare alla sua barca, o a Betsaida. Ma non c'è barca che valga l'eternità. Solo Gesù ha parole che danno sapore ed eternità alla vita. Buona giornata.
11 - Buona e felice domenica; Gv 10, 27-30. Oggi è la domenica del buon Pastore. Il Buon Pastore dona la sua vita per le sue pecore (cfr. Gv 10,28). Non impartisce comandi, ma offre una voce inconfondibile che dice relazione e intimità (Gv 10,27). Raggiunge il cuore prima delle cose. Così fa un bambino quando sente la voce della madre: tende le braccia verso di lei, felice ben prima di arrivare a comprenderne le parole. La voce dell’Amato. Eccolo, viene saltando per i monti, balzando per le colline (Ct 2,8). Ed è lui stesso a cercare la voce dell'amata: fammi sentire la tua voce (Ct 2,14). Quando Maria va da Zaccaria, saluta Elisabetta, e la sua voce fa danzare il grembo della cugina: appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia (Lc 1,41). Due generi di persone si contendono il nostro ascolto: i seduttori, che promettono piaceri, e i maestri veri, che fecondano la vita di eternità. Il discepolo ascolta la voce di Dio non per paura, ma perché lui, come una madre, fa vivere. Mette al centro non quello che io faccio per lui, ma quello che lui fa per me. La vita cristiana si fonda sul dono. Prima ancora che io dica sì, lui ha seminato germi vitali, semi di luce che possono guidarmi al paese della vita. L'eternità è trovare un posto tra le mani di Dio (cfr. Gv 10,29). Siamo passeri che fanno il nido nelle sue mani e con la sua voce, non sentiremo mai la solitudine. Preghiamo per Papa Leone XIV, perché possa guidare il popolo di Dio a Lui affidato ai pascoli della vita eterna. Preghiamo anche per gli altri pastori della Chiesa, perché possano agire nei confronti dei fedeli con il cuore di Gesù. Buona e felice domenica.
12 - Buongiorno e buon inizio settimana; Gv 10, 1-10. Questo brano parla del Buon pastore. Il pastore per eccellenza è Cristo. È Lui che guida e protegge la sua Chiesa. Chiama ogni fedele per nome (cfr. Gv 10,3). Essere chiamato per nome è il massimo. Significa essere di famiglia, cari a Dio, stargli a cuore. Lui mi conosce più di quanto io conosca me stesso. Ai ladri o ai mercenari, non importa chi io sia (cfr Gv 10,8.10a). A loro importa cosa faccio, quanto produco, quanto consumo, quanto rendo e sono utile. Insomma, io divento merce di scambio e schiavo: per la bellezza, per il danaro, per il tornaconto di coloro cui posso essere utile. Valgo solo se rendo. Di me sono conosciuti anche gli aspetti che mi mortificano, o mi schiacciano e non mi consentono di migliorare. Purtroppo, è la triste realtà del nostro tempo. Non così per Gesù, il Pastore bello. Ogni tratto della mia persona gli è caro, chiunque io sia; ogni mio respiro è contato, ogni mio passo è osservato, pure le fragilità per alleviarle. Non sono controllato, né spiato come in passato si diceva, con quell'immagine inquietante di un Dio che scruta, pronto a colpire. Gesù è il buon Pastore. Mi ama e mi conosce, mi conduce e mi porta sulle spalle se sono ferito (cfr. Gv 10,10b). Si presenta come la porta attraverso la quale si passa per entrare e per uscire. È mediatore. Grazie al suo amore, nessuna impresa è impossibile. La Fede è libertà quando impara a chiamare Dio per nome, a sentirlo Padre, ad ascoltarlo e a seguirlo con fiducia, passo dopo passo. Buona giornata.
13 - Buongiorno per tutto il giorno; Gv 10, 22-30. In questo brano, Gesù passeggia nel portico del Tempio di Salomone (Gv 10,23). Alcuni Giudei lo invitano a dire in modo esplicito se sia proprio lui il Messia atteso da Israele (Gv 10,24). Ma Gesù non li accontenta. Lui è il Messia, ma non secondo le aspettative politiche, sociali o economiche (cfr. Gv 10,25-26). Gesù terrà un profilo basso: non finirà su un trono, ma su una croce. Lì, manifesterà la sua gloria. Non alza la voce. È il Messia, il Figlio di Dio vivente, ma vuole essere amato e riconosciuto non tramite segni eclatanti, ma grazie alla Fede. Le sue pecore, a differenza dei Giudei, non gli chiedono carta di identità; si fidano di lui e lo seguono. A loro basta la sua voce, voce del pastore che val più di tutto. È inconfondibile (cfr. Gv 10,27). L’assenza del pastore porta turbamento; può arrivare il lupo e sono disastri. La sua presenza, invece, regala pace e rassicura il gregge. La continua richiesta di segni da parte dei giudei è indice di diffidenza e sospetto. Quanta gente vede Dio come un ladro di felicità anziché come un Padre affidabile. In realtà la Fede è la vittoria dell’amore. Nella Fede, il cuore conta più di tutto. Grazie alla Fede, il cuore vede chiaro e lontano. Determinante non è inseguire la ragione, ma essere attratti dalla “voce”. La fede ha a che fare con la fiducia. Chi si fida diventa discepolo e segue Gesù sulla via della vita, della pace, dell'amore e della croce. Buon cammino. Che la Beata Vergine Maria di Fatima interceda per ciascuno di noi. Felice giornata.
14 - Buongiorno per tutto il giorno. Oggi è la festa di San Mattia apostolo. È stato scelto dopo il tradimento di Giuda per completare il numero degli apostoli (cfr. Atti 1,26). In Gv 15, 9-17, brano evangelico del giorno, Gesù afferma ai suoi discepoli: "Io ho scelto voi" (Gv 15,16). Erano uomini-qualunque, senza futuro, chiamati per un destino amico a vivere una esperienza singolare con Gesù. Dodici come le tribù di Israele, come i figli di Giacobbe. Ma quel numero era venuto meno a causa di Giuda, che si era venduto a scelte oscure (cfr. Mt 26,14-16). E dopo la Pentecoste, gli Undici rimasti avevano capito di dover tornare ad essere Dodici. Lo faranno non per loro stessi, ma perché consapevoli di appartenere al sogno stesso di Dio, progetto partito prima di loro e che sarebbe proseguito anche dopo di loro. Allora radunano quanti erano stati con Gesù dalle prime ore fino sotto la croce. Fra questi Mattia, apostolo di riserva, rimasto in panchina fino a quel momento. Come i Dodici, aveva seguito e conosciuto il Maestro ed era rimasto nel gruppo iniziale pur nella stagione della prova (Atti 1,21-22.26). Non era una primadonna, ma un discepolo capace di restare nell'ombra, che non scalciava per apparire od entrare nella lista di apostoli in prima fila. Ad ognuno di noi Gesù offre un legame speciale, una fusione spirituale di mente e di cuore. È il segreto che consente al Vangelo di correre veloce. E tutto questo, nel silenzio. Gesù non impone l’amicizia, la offre, la mendica. Gli amici sono alla pari, non ce n’è uno superiore e uno inferiore (cfr. Mc 10,40-45). E il frutto? Il frutto è la gioia di appartenere a Gesù per sempre, di rimanere nel suo amore (Gv 15,9b-10), di essere chiamati amici (v. 15), di essere scelti per andare in missione e portare frutti (v. 16). Auguri a tutti quelli che portano il nome di Mattia. Buon cammino a tutti, buona festa e felice giornata.
15 - Buongiorno a tutti; Gv 13, 16-20. Agli occhi del mondo, Gesù ha un comportamento strano, imprevisto e scandaloso come Maestro. Invece di mettersi al di sopra dei discepoli, si umilia al punto da lavare loro i piedi (cfr. Gv 13,15-16). Il suo gesto è rivoluzionario. Rifonda su una base del tutto nuova i rapporti di potere pur sempre presenti all’interno della comunità cristiana. Gesù istituisce la Chiesa, e il suo vero potere non è altro che un chinarsi per servire, con umiltà, come il servo di casa di fronte al proprio padrone. Quante scorie nel nostro "modo pagano" di concepire l’autorità nella Chiesa! Quanti falsi ossequi, quanti carrierismi e usi strumentali e manipolatori del ministero. Eppure il Signore Gesù si china anche su questa Chiesa, a lavare i nostri piedi. Se lo accogliamo, accoglieremo anche colui che lo ha mandato (Gv 13,20). Gesù riprende le vesti dopo aver lavato i piedi agli apostoli e non si dice che si sia tolto pure il grembiule. Il grembiule gli resterà addosso in eterno. Si conosce Dio sulla Croce. Ogni altra conoscenza non ha senso. È fredda, disincarnata, se non diabolica perché Dio rivela se stesso nel donare e perdere la sua vita. Se grande è l’umile, ridicolo è il superbo. Assurdo è che ci sia chi ricerchi prestigio e gloria addirittura all’interno della Chiesa. Dopo questa osservazione giudiziosa, è doveroso convertirsi e seguire l'umile esempio del Maestro. Radiosa giornata.
16 - Buongiorno; Gv 14, 1-6. “...pIo sono la via, la verità e la vita” (Gv 14,6). Con queste parole, Gesù rasserena i discepoli. Non saranno lasciati soli, né abbandonati a un destino di morte (cfr. Gv 14,3). L'eternità è già cominciata. Già ora la respiriamo e ne vediamo i germogli. Dopo il pellegrinaggio terreno, la vedremo fiorire. D'ora innanzi, occorre seguire la via. Quale? chiede Tommaso, proprio lui raffigurato come incredulo, e che invece dimostra di essere un grande uomo di Fede. “Io sono la via” dice Gesù, la strada per arrivare a casa, a Dio, al cuore, agli altri. Gesù dice, io sono la via (Gv 14,6a). Davanti a me, non mi si erge un muro, ma orizzonti e mete. Dice ancora, “Io sono la verità” (Gv 14,b). La verità non vive imbottigliata in una dottrina, né chiusa in un libro. È una persona, è proprio Gesù, venuto a mostrarci il volto di Dio. Non sarà mai una verità urlata, né imposta, né arrogante, ma disarmata: Gesù fa respirare libertà e pienezza di senso. È una verità che fa volare in alto. Gesù dice ancora: “Io sono la vita”. Che hai a che fare con me, Gesù di Nazaret? (Cfr. Lc 4,34). La risposta è una pretesa che pare sconcertante, eccessiva: "Io sono il tuo ossigeno". La mia vita si spiega con quella di Dio. Più Dio equivale a più io. Più incarno il Vangelo e più sono vivo. È un nuovo parto perché vengo rigenerato da Dio. Sono parole di grande spiritualità da meditare sempre in vista di un rendimento di grazie. Buona giornata.
17 - Buongiorno e buon fine settimana. La Parola di Dio si diffonde dappertutto grazie alla grazia di Dio ed allo zelo degli apostoli. C'è chi l'accoglie e quindi accoglie la salvezza e c'è chi la respinge. C'è chi si chiude alla luce e c'è chi si apre ad essa. C'è chi bestemmia e c'è chi è pieno di gioia e di gratitudine nella vita (Att 13,47-49). Nel brano evangelico di oggi, Gesù si rivela ai discepoli. È la manifestazione del Padre e vive nel Padre. "Chi ha visto me, ha visto il Padre" (Gv 4,7.9-11). Dichiara apertamente ai discepoli la sua immanenza nel Padre e del Padre in lui. Dice in effetti : "io sono nel Padre e il Padre è in me". Fa sapere inoltre che Lui stesso accompagnerà le loro opere ispirate dal Padre (cfr. Gv 14,3-14). La relazione che esiste tra il Padre e il Figlio è la stessa relazione che Gesù vuole tra lui e il discepolo, relazione che si consumerà solo in Dio, vera meta da conquistare. Felice giornata.
18 - Buongiorno nel giorno del Signore. Gli apostoli Paolo e Barnaba esortano i discepoli a rimanere saldi nella fede. Le tribolazioni non devono farci paura perché questi nostri apostoli dicevano che "dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso le tribolazioni" (Att 14,22). Hanno annunciato il Vangelo e hanno aperto le porte ai pagani. Questo è il grande miracolo compiuto da Dio con il loro ministero (Att 14,27). Qui, si può anche capire la visione di Giovanni apostolo: vidi un cielo nuovo e una terra nuova (Ap 21,1) e la voce di Colui che sedeva sul trono che diceva: "Ecco, io faccio nuove tutte le cose" (Ap 21,5). Il brano di Gv 3,31-35 traduce la vittoria di Gesù Cristo su ogni male. Il tradimento di Giuda segna l'ora della glorificazione di Gesù. A questo punto, Gesù è in grado di comunicare il grande segreto del suo cuore facendo dono del comandamento dell'amore. Questo comandamento è nuovo perché è dato da Gesù, il nuovo Mosè, il nuovo legislatore. Impegna per la nuova alleanza e dà un nuovo orientamento: "non amare il prossimo come noi stessi" (Mt 22,39), ma "come io ho amato voi" (Mt 13,34). Il segno distintivo del cristiano è l'amore: vivere per amore e dimorare nell'amore. Questo è un altro miracolo. Buon proseguimento del discepolato. Buona e felice domenica.
19 - Buongiorno e buon inizio di settimana; Gv 14, 21-26. Con queste parole di Gesù, “...se uno mi ama, osserverà la mia parola” (Gv 14,23), è la prima volta, all’interno dei Vangeli, che Gesù tende la mano, come fanno i poveri, e domanda un po’ di amore. La richiesta fa quasi tenerezza. Lui domanda delicatamente, con rispetto, quasi con timore. La domanda poggia su un “se vuoi” umile, fragile, paziente, come fosse l’ultimo della fila. Non chiede un amore sterile, cioè di parole, ma concreto, che poggi sulla sua Parola... L'amore verso Gesù si manifesta nella fedeltà ai suoi comandamenti. Se uno mi ama, "osserverà ", "vivrà" la mia Parola e in lui sarà la vita eterna (Gv 14,23a), l'immanenza del Padre e del Figlio. Se dunque sarà così "noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui" (Gv 14,23b). Gesù usa il plurale perché viene con il Padre e lo Spirito. È proprio la pienezza di Dio. “Verremo a lui…”. Dio cerca casa, si fa inquilino e la trova proprio in noi. Non troverà un attico, forse solo un riparo, una stalla, ma troverà calore. Il primo posto nel Vangelo non spetta alla morale, ma alla Fede. È come una storia d’amore con Dio, uno stringersi a lui come un bimbo al petto della madre. “Se uno mi ama vivrà la mia Parola”, si impegnerà ad osservare i miei comandamenti. Ma la sua Parola non si riduce a comandamenti, è di più: “la Parola opera in voi che credete” (1Tess 2,13). Questa Parola crea, illumina, semina, fa respirare; è l'inizio di una vita nuova. Buona giornata.
20 - Buongiorno per tutto il giorno; Gv 14, 27-31. Gesù dice: “...vi lascio la pace, vi do la mia pace...” (Gv 14,27b). Non era facile vivere neppure al tempo di Gesù. Vincevano la prepotenza e la paura. Roma dettava legge; chi poi non si adeguava subiva angherie o addirittura la decapitazione. Insomma, c’era poco da stare allegri. La pace era una merce rara. Dominava il violento; al mite non era consentita neppure la possibilità di esigere giustizia. In secoli successivi la pace è stata intesa come intervallo tra le guerre. Oggi sembra essere ancora l’unica forma di quiete che il mondo sa permettersi. Augurando ai suoi discepoli la sua pace, è come se dicesse che è finta la vostra pace, imposta dai potenti. Non è la mia pace. La mia pace non conosce soprusi, né può essere mercanteggiata. La pace di Gesù è altra cosa: non è neanche quella stoica del saggio per cui, se anche il mondo crolla, egli non si lascia scalfire da qualche sasso. La pace di Gesù attraversa la croce, vince la cattiveria con il perdono. La sua pace toglie l'ansia e turbamento del cuore. Procura la gioia. Chi respira la pace di Gesù è sereno anche nella prova e si fa artigiano di pace duratura allenando chi incontra al perdono e alla tolleranza (cfr. Gv 14,27b). È bella, ma fragile la pace. Perciò, ognuno la deve fare crescere all’interno della propria oasi di pace. Poca cosa, ma se le oasi saranno migliaia, fiorirà allora il deserto. Felice giornata.
21 - [21/05/25, 07:13:55] GioBa: Buogiorno; Gv 15, 1-8. Se siamo uniti a Cristo, la nostra vita sarà sempre feconda e porterà frutti. Il Vangelo è fecondo quando raggiunge le profondità del cuore. Perché la nostra spiritualità sia feconda, è essenziale aderire, essere attaccati a Cristo come i tralci alla vita. Il verbo “rimanere” (cfr. Gv 15,4.5b-7) rimanda alla coerenza e alla fedeltà della persona, non alla fragilità delle emozioni. Se la Fede rimane esteriore sarà vittima dell’umore e subirà le conseguenze di una fede all’acqua di rose, stagionale o intonacata (cfr. Gv 15,6). "Rimanere" non è sinonimo di staticità, ma di dinamismo; è vivacità interiore, è crescita di relazione tra Dio e il discepolo. Dice tutta la maturità di una comunione. Rimane stabile soltanto colui che si riconosce amato. Infatti l’amore non è un'esperienza di un momento, ma un’intensa storia d’amore. A chi si crede cristiano solo perché battezzato, il Vangelo ricorda che la vita di Fede è un viaggio a tappe. Solo strada facendo si diventa discepoli. La Fede è un itinerario in cui la fecondità è possibile grazie a una potatura (Gv 15,2). E così si realizza l’innesto vivificante in Gesù. Più si è essenziali e più si porta frutto (cfr. Gv 15,8). Queste parole non valgono solo per i singoli discepoli, ma pure per le Chiese, non meno bisognose di potature. Felice e radiosa giornata.
22 - Buongiorno a tutti. Oggi, facciamo memoria di Santa Rita da Cascia, una mamma, una sposa e una religiosa. Facciamo gli auguri a tutte quelle che portano il nome di Rita. A quelli che vivono una situazione particolarmente difficile, che per l'intercessione di Santa Rita possano respirare una bell’aria ed essere confortati da Dio. Il brano di Gv 15, 9-11 ci fa riflettere. L'amore o è concreto o non è; o si respira o si muore. Equivale al grembo caldo e accogliente di una madre per la creatura che si prepara a nascere. Non vede la madre, ma ha mille segni della sua presenza che la nutre e la riscalda. Così il discepolo è immerso in un oceano di amore, anche se talvolta non lo percepisce. L'amore vero è una cosa da Dio: è un amore gratuito, unidirezionale, incondizionato (cfr. Gv 15,9a). Che io sia amato dipende da Dio e non da personali risorse. A me decidere se rimanere in quell’amore (cfr. Gv 15,9b). Ne vale la pena "perché la vostra gioia sia piena” (Gv 15,11), dice Gesù. L'amore è da prendere sul serio. Ne va dell’eterna felicità. Gesù aggiunge: “amatevi gli uni gli altri” (Gv 15,12). L’amore è anche reciprocità oltre che concreto. Non si ama in generale, si ama la persona ad una ad una. “Amatevi come io vi ho amato” (cfr. Gv 14,34; Gv 15,12). Specifico del discepolo non è amare - lo fanno in molti - ma amare come Gesù (Gv 15,9a), che non manda via nessuno, ma si cinge un asciugamano e lava i piedi dei suoi amici (Gv 13,5.14). Se ti chiudi a riccio in modo angosciato ed egoistico, rischi di soffocare come quando si chiude un rubinetto e viene meno l’afflusso d’acqua. Se invece credi a un Dio che non chiede indietro nulla, follemente generoso, che intorno a sé non vuole dipendenti, ma figli, allora potrai respirare la sua gioia. Questo è un vero amore. Felice e radiosa giornata.
23 - Buongiorno per tutto il giorno; Gv 15, 12-17. Questa verità è essenziale per noi discepoli di oggi: “...non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi”. Camminare dietro a Gesù può mettere le vertigini. C’è la paura nel discepolo per le proprie fragilità al punto da fargli dire: Gesù, scegli un altro! Ma egli ribatte: Io ho scelto te! Se si pone l’accento sull’”Io” si evidenzia l’iniziativa di Dio che non ha bisogno di spiegare le proprie scelte, pur sapendo più di mistero che di logica. Se, invece, si sottolinea il termine “voi” significa che Lui ha deciso di dare fiducia a me, nonostante che la mia vita sia segnata da tanti limiti e incostanza. È la libertà assoluta del Creatore. Gesù dirà anche: “Io conosco quelli che ho scelto” (Gv 13,18). Le vicende, anche quelle più personali, diventano chiare se si leggono dalla parte di Dio. La propria debolezza non deve preoccupare, né paralizzare. L’importante è di lasciare che il Signore possa comportarsi da artista e modellare l’opera che ha deciso di realizzare. Ma a quali discepoli si rivolge Gesù? Si rivolge a tutti i battezzati, chiamati a vivere da figli di Dio e da fratelli universali. Beato il giorno in cui si lascia che Gesù faccia sue le nostre povertà, come Paolo lo ricorda: “Quando sono debole è allora che sono forte” (2Cor 12,10). La vocazione cristiana è un dono che, grazie al vento dello Spirito, risveglia i cuori e genera i martiri. Buona giornata.
24 - Buongiorno e buon fine settimana; Gv 15, 18-21. Il centro dell'insegnamento di oggi è l'avvertenza di Gesù ai suoi discepoli: “se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me” (Gv 15,18). Succede a volte che, dopo avere incontrato la Fede e cambiato stile di vita, si debba fare i conti con il diradarsi di vecchi amici o vere ostilità. Possono essere i familiari a non capire le nostre scelte: puntano il dito, mettono in ridicolo, sputano sentenze, esprimono scetticismo. I più indulgenti invitano a un profilo basso, a vivere la fede nel privato per non turbare il pensiero dominante. Una fede da proteggere e da diffondere con la spada è ben debole. La storia dice che la fede cristiana diventa più forte quando è perseguitata. “Il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani” diceva Tertulliano. Il vero martire soffre semplicemente perché è testimone di Cristo. In realtà, Gesù cambia i cuori. La Chiesa evangelizza per attrazione, ricorda papa Francesco. Non lo possiamo dimenticare. Mai. La testimonianza è importante. Radiosa giornata.
25 - Buona domenica a tutti; Gv 14, 23-29 “...se uno mi ama osserverà la mia parola” (Gv 14,23). Il primo posto nel Vangelo non spetta alla vita morale, ma alla vita di Fede. Tutto ha inizio con una storia d'amore tra Dio e le sue creature. Senza di essa, la vita di Fede non ha sapore. “Se uno mi ama, vivrà la mia Parola”. E molti hanno capito male, come se fosse scritto: osserva i miei comandamenti. Ma la Parola di Dio non si riduce a dei comandamenti. La sua è una Parola creatrice: «opera in voi che credete» (1 Ts 2,13), dice Paolo. Essa crea, genera, è vita che pulsa e orienta sui nuovi passi da fare. Noi si pensa: se osservo le sue leggi, sono a posto. E non è così, perché potresti essere un cristiano osservante per paura, per ricerca di vantaggi, o per sensi di colpa. È stato insegnato: se ti penti, Dio ti userà misericordia. Ma la misericordia previene il pentimento, non lo segue. Dio gioca d’anticipo. Come amare il Signore Gesù? Amare comincia con una resa davanti a Dio, con il lasciarsi amare. Dio non si merita, è un Papà. “…e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”. Siamo abitati dalla Trinità, siamo suoi tabernacoli viventi. Gesù non costringe, né chiude dentro recinti. C’è un viaggio da fare guidati dal suo stesso Spirito. Un conto è farlo per dovere, un altro conto è farlo per amore. Felice domenica.
26 - Buongiorno e buon inizio settimana; Gv 15,26-16,4. In questo brano si parla dello Spirito Santo. È testimone di Cristo (Gv 15,26). Lo Spirito Santo è il “regalo” di Pasqua di Gesù, la forza vitale che ha mandato in mille pezzi la pietra del sepolcro e che farà ripartire verso i confini del mondo apostoli ingessati. È un vento di primavera che fa ricordare le parole e i gesti del Maestro. Eliminerà il torpore e trasformerà pavidi uomini e donne in discepoli intrepidi. Prima della passione Gesù aveva parlato ai suoi dell’odio scatenato contro di lui non dalla Roma pagana e dai suoi soldati, ma da Giudei e Farisei. I discepoli subiranno anche loro la stessa sorte, vittime come il Maestro dei pregiudizi e della rabbia di uomini di religione. Paradossalmente, a uccidere Dio sono “uomini di Dio”. I fatti sono noti: la rovinosa fuga dei Dodici che lasciano Gesù a un destino crudele. E pensano: Gesù ha fallito, vince il male, il bene è sconfitto. Ma di lì a poco capiranno che la Croce non è il fallimento di Dio, ma la potenza di Dio, la “via santa”. Gesù muore per amore, e solo così distrugge la morte, risorge, e dà vita a tutti. La via di Dio è totalmente altra: vince immolandosi. Molti suoi discepoli che lo seguiranno saranno uccisi dall’arroganza di chi farà di potere e danaro i propri idoli. Alla nostra porta bussa lo Spirito Paraclito. Porta in dono sette perle preziose: sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà, timor di Dio. Ne basta una per illuminare il cielo. Noi credenti, ne dobbiamo essere convinti. Che lo Spirito di Dio ci apra il cuore per aderire alle sue parole (cfr. Att 16,14b). Buona giornata.