NOVEMBRE
1 - Buongiorno e buona festa di tutti i santi. Le beatitudini (cfr. Mt 5,1-12) sono un programma di vita proposto da Gesù ai suoi discepoli per la loro crescita, la loro libertà e la loro felicità. Per vivere da veri discepoli, bisogna amare quello che Dio ama: la povertà spirituale, la mitezza, la misericordia, la purezza di cuore, la giustizia, la pace, la condivisione del dolore altrui, la sopportazione e la pazienza. Dio è dalla parte dei più deboli per renderli ricchi di Lui ed accompagnarli nelle prove. Nelle prove della vita, non scappa. Prende cura dei suoi discepoli e della loro felicità. Quando c'è Dio, c'è la libertà, c'è tutto; quando c'è l'io, c'è più legame alle cose. Beati chi confida in Lui. S'impegna sulla via delle beatitudini e della santità per ereditare il Regno dei cieli. Chi salirà sul monte santo? Chi ha mani innocenti e cuore pure, non dice menzogna e non vende la sua anima agli idoli (cfr. sal. 23,3-4). Felice giornata.
2 - Nel giorno della commemorazione dei fedeli defunti, abbiamo questa certezza di Giobbe: Io so che il mio redentore è vivo... lo contemplerò faccia a faccia (cfr. Gb 19,25.27). Oggi non è un giorno di pianto né di lamentele, ma un giorno per celebrare insieme la risurrezione dei morti, un giorno di luce e di pace.Per Gesù Cristo, quello che conta, il vero bene da ereditare è la vita eterna. Il giovane ricco chiedeva a Gesù quello che doveva fare per avere la vita eterna (Mc 10,17). È una domanda legittima. La risposta di Gesù richiede la liberazione interiore, indispensabile per amare il prossimo e seguirlo (cfr. Mc 10,21b). Grazie a Gesù, nulla va perduto dell'amore seminato e da vivere su questa terra.La morte è un passaggio dalla vita del tempo alla vita eterna. È una via obbligata per vedere Dio faccia a faccia e per sempre. Alla fine del tempo, le anime si ricongiungeranno ai loro corpi trasfigurati. I corpi dei nostri fratelli e sorelle defunti attendono fiduciosi la risurrezione. Questa è la nostra fede e la nostra speranza che ci tolgono ogni angoscia e tristezza di dover morire. In Cristo, siamo risorti a vita nuova e la nostra destinazione è in cielo (cfr. Col 3,1-4). Buona giornata e sempre uniti ai nostri cari fratelli e sorelle defunti.
3 - Buongiorno e buona domenica. Meditiamo oggi su Mc 12,28-34. Si parte da una domanda di uno scriba a Gesù: "quale è il primo di tutti i comandamenti ? (Mc 12,28). In Israele, tutti conoscevano il più grande comandamento. Gesù mette al centro del Vangelo un verbo significativo al futuro: "tu amerai". È come un viaggio mai concluso tra sogno e impegno. La vita di fede comincia con "sei amato" da Dio e si conclude con un cammino: "tu amerai". Amerai Dio... e il prossimo... come te stesso (vv. 29-31; Dt 6,4-5; Lv 19,18). Gesù non aggiunge niente di nuovo a quello che era scritto nel libro sacro (Dt e Lv). Come amare? Mettendosi in gioco, lasciando agire la forza del "tutto" che ricorre quattro volte nel versetto 30. Il tutto di cuore, della mente, dell'anima e della forza. L'unica misura dell'amore è di amare senza misura. Se ti comporti così, è l'inizio della tua guarigione. Amare Dio e il prossimo è la risposta al male del mondo e la felicità dell'uomo. È l'inizio di un vero sacrificio da offrire a Dio. Quando la Parola ha trovato eco nel nostro cuore, è il momento che Gesù ci dice come allo scriba: "non sei lontano dal Regno di Dio" (v. 34). Felice giornata.
4 - Buongiorno e buon inizio settimana. Il Vangelo (Lc 14,12-14) ci invita all'amore, alla gratuità, al servizio. La gratuità deve caratterizzare i discepoli di Cristo. Si tratta di invitare i poveri, storpi, zoppi, ciechi a pranzo, le categorie deboli, i senza difesa. È doveroso venirli incontro e servirli. È bello compiere questo gesto. La gioia è di trovare la felicità moltiplicata nel volto dell'altro, un desiderio di vita colmato. Infatti, vivere è dare. La ricompensa è di essere chiamato beato e ricevere un premio alla risurrezione dei morti (Lc 14,14). Felice giornata.
5 - Buongiorno per tutto il giorno. Nel vangelo di oggi (Lc 14,15-24), troviamo la delusione di un uomo che ha organizzato un pranzo, figura di Dio che invita sempre al suo banchetto. Il cielo di Dio è festa e prevede coinvolgimento di persone, di amici. Dio è amareggiato e deluso dal rifiuto del suo invito. Gli invitati sono stati scelti con cura, ma hanno preferito le cose, scambiando l'invito di Dio con "i loro valori". Alla fine, di fronte a Dio, il campo, (v.18b), cinque paia di buoi (v. 19), la bella donna sposata (v. 20) sono soltanto idoli che ci allontanano da Dio. Gesù non si lascia abbattere con il primo rifiuto. Ci prova ancora e più volte. L'amarezza del rifiuto dei primi inviti da la possibilità di moltiplicare inviti. Dio, per via dei suoi messaggeri, lascia la città e va in periferia in cerca di altre persone. Da una festa riservata per alcuni privilegiati, si è passati a un festa per tutti. Che meraviglioso il nostro Dio! Sappiamo che il mondo ci fa' girare la testa, ci offre tante appariscenti opportunità che ci assorbono. Ci distolgono l'attenzione sull'essenziale. Andare a rifiutare l'invito di Dio, è un po' grave, una grande distrazione. Ascoltiamo la voce del Signore e accogliamo con gratitudine il suo invito. Allora, ci sazieremo delle sue delizie. Buona giornata.
6 - Buongiorno. Costruire una casa, usare prudenza... sono immagini che si applicano alla vita che vogliamo felice e duratura. Il Vangelo odierno (Lc 14,25-33) ci invita ad evitare il calcolo, ad essere generosi e a rinunciare agli affetti e agli averi per seguire Gesù (cfr. Lc 14,26), in tutta coscienza e in piena libertà sulla via della croce intesa come totale dedizione. Amare Gesù più di tutti e di ogni cosa. Queste parole sono parole di vita e di risurrezione del cuore. Fanno vivere realmente. L'amore non toglie niente all'affetto, ma aggiunge. È l'amore eterno di Dio che cementa l'amore umano. C'è un salto di qualità di quest'amore. L'amore eterno si gioca sulla croce. "Colui che non porta la propria croce e non mi segue non è degno di me e non può essere mio discepolo"(Lc 14,27). La croce non è una metafora di tutte le sofferenze della vita. Contiene il vertice della vicenda di Gesù: Amore spezzato e donato. Al centro di tutto sta Gesù che offre Luce alta sulla vita e sulla morte, che dona eternità a tutto ciò che tocca, che non ruba gioia, ma aggiunge Amore. Seguire Gesù fino alla croce, camminare con Lui diventa allora imparare a conoscerlo, costruire una relazione che dura per l'eternità. Questo non s'improvvisa. Ci vuole una riflessione profonda, una dose di prudenza e invocare l'aiuto dello Spirito Santo. Conviene costruire la sua vita sotto la sua protezione. Buona giornata.
7 - Buongiorno per tutto il giorno. Altro che l'uomo in cerca di Dio, è Dio che ricerca l'uomo. C'è una relazione misteriosa tra Gesù e i peccatori. Gesù la spiega con parabole: una pecora perduta, una moneta perduta, un figlio in fuga (Lc 15,1-10). Non è la pecora smarrita a trovare il pastore, ma è lei ad essere trovata. Il pastore la carica sulle spalle perché sia meno faticoso il ritorno (Lc 15,5). È l'immagine di un Dio che non guarda alla nostra colpa, ma alla nostra debolezza. Gesù lo esprime anche con la pena di un Dio donna di casa che ha perso una moneta. Accende una lampada e si mette a spazzare dappertutto (Lc 15,8). Troverà il suo tesoro sotto la polvere. Così anche noi. Sotto i guai della vita, sotto i difetti e i peccati, possiamo scovare le cose preziose dateci in dono. Felice giornata.
8 - Buongiorno per tutto il giorno. Nel brano evangelico di oggi (Lc 16,1-8), se non lo leggiamo bene con l'ottica di Gesù, rischiamo di prendere la disonestà come stile di vita che gratifica subito, di vivere da imbroglioni, di continuare la truffa ed allargarla, di fare affari con i beni altrui, di essere scaltri nel cercare i beni materiali e lasciare la cosa essenziale: occuparsi di cercare la vita eterna che esige impegno serio e tante energie per conquistarla. La vita normale non consiste nel cercare i piaceri di questo mondo né ad accumulare beni per fare viaggi, lauti banchetti, per dare regali e fare favori. La prospettiva del brano è altra: amministrare bene i beni che non sono nostri, ma affidati a noi per farli fruttificare (cfr. Lc 16,1). Questo brano invita "i figli della luce" a mettere in pratica la scaltrezza nel piegare le proprie ricchezze agli scopi del regno di Dio (cfr. Lc 16,8). Buona missione e felice giornata.
9 - Buongiorno e buon fine settimana. Nella festa della dedicazione della Basilica Lateranense, il profeta Ezechiele ci immerge in una visione di un mondo nuovo che ritorna allo stato del paradiso terrestre (Ez 47,1-2.8-9.12). Nel Vangelo (Gv 2,13-22), non solo Gesù purifica il tempio dai mercanti che ne approfittavano, travolge tutto per riportare il rispetto di Dio tanto nel tempio di pietre che in quelli di carne (Gv 2, 14-16), ma sconvolge anche la mentalità dei connazionali parlando del nuovo tempio che Egli avrebbe ricostruito in tre giorni (Gv 2,19.21-22a).
Lezioni del brano:
1) Dio non si lascia mai coinvolgere in un gioco mercantile. Serve un’altra mentalità. È finito il tempo per vendere buoi per i sacrifici dei ricchi e colombe per quelli dei poveri. "Misericordia io voglio e non sacrifici" (Os 6,6). Gesù lo ribadisce (Mt 9,13a).
2) Il nuovo tempio ricostruito in tre giorni è il corpo di Gesù Cristo risorto dopo tre giorni.
3) La casa del Padre non è solo il tempio di pietre: ogni corpo di uomo e di donna è tempio: fragile e bellissimo. Bisogna difendere questo corpo da ogni pericolo che lo voglia sporcare o distruggere.
Buona giornata.
10 - Buongiorno nel giorno del Signore. Nel Vangelo odierno (Mc 12,38-44), Gesù accusa gli scribi di incoerenza con il loro insegnamento. Fanno tutto per apparire e per divorare le case delle vedove" (vv. 38-40). L'episodio della vedova (una povera senza nome) riportato qui (Mc 12,41-44), simbolo biblico del povero, dell'orfano e dell'oppresso, ci mostra come Dio vede in profondità dell'essere e gradisce l'obolo dato con fede più delle grandi offerte date per farsi vedere. La vedova è un modello per ogni comunità cristiana perché ha regalato a tutti una lezione speciale. Senza dire una sola parola, si è fatta sentire maestra. È arrivata e ha messo nel tesoro del Tempio due spiccioli. Solo Gesù ha notato quei due centesimi. Ha dato non il superfluo, ma "tutto quanto aveva per vivere" (Mc 12,44). Che risultati concreti portavano al Tempio i due centesimi della vedova? Nessun vantaggio per le belle pietre del Tempio. Ma quella vedova ha messo nelle vene del mondo cuore e vita. Si è fidata nella provvidenza di Dio. Ha ricevuto tutto da Dio e ridato tutto a Dio: l'essere e l'avere. Ne siamo capaci noi?
La seconda parte del nostro vangelo fa una scelta di campo: non è la quantità che conta, ma l'investimento di vita che si mette in ciò che si dà. Buon esercizio. Buona e serena giornata.
11 - Oggi è la memoria di san Martino di Tours. È famoso per avere condiviso il suo mantello con un povero bisognoso che soffriva il freddo, gesto da imitare. Nel brano evangelico odierno è fraintesa una domanda: Cosa devo fare per vivere felice? È la domanda che ci facciamo ancora oggi. Meditando su Mc 12,28-34, Gesù dice allo scriba: AMERAI... Nel brano di oggi, ci dice: PERDONERAI (Lc 17,3b-4). Perdonare sempre, senza fare calcoli, senza tirarsi indietro o accampare scuse. Bisogna perdonare perché siamo stati perdonati molto da Dio. Il perdono mette le ali. Ha una forza prodigiosa. È segno di forza, non di debolezza. Serve più a chi lo concede che a chi lo riceve. A volte chi lo riceve non sa neppure di essere stato perdonato. Il perdono è una cosa seria. Richiede tanta umiltà, mitezza ed elasticità.
È scandaloso che un discepolo provi risentimento, che non sappia offrire altre possibilità e che confonda la fermezza con l'intransigenza con chi sbaglia. Di fronte a un'offesa, quando penso di riscuotere il mio debito con una contro-offesa, non faccio altro che alzare il livello del dolore e della violenza. Aggiungo perciò una sbarra alla prigione. Penso di curare una ferita ferendo a mia volta come se il male potesse essere riparato, cicatrizzato mediante altro male. PERDONERAI. Il tempo del perdono è il coraggio dell'anticipo: il perdono non libera il passato, ma il futuro. San Francesco d’Assisi scrive per noi : “farai vedere negli occhi il perdono che esce dal cuore e cambia il modo di vedere la persona”. Il perdono libera tutti. PERDONERAI. Felice giornata
12 - Buongiorno per tutto il giorno. L'insegnamento principale di questo brano evangelico si trova alla fine: “siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare” (Lc 17,10). Ci siamo fidati. Abbiamo accolto la Parola di Gesù, cambiato lo stile di vita e siamo diventati suoi discepoli. Siamo felici di lavorare nella sua vigna, colmi di stupore nell'incontrare altre donne e uomini che, come noi, si sono fidati di Gesù di Nazaret. Eppure, a tutti noi Dio ricorda una verità disarmante: è lui che agisce, non noi. Noi "siamo solo servi inutili", cioè semplicemente "servi". Non siamo attori protagonisti perché il mondo è già stato salvato grazie alla morte di Gesù in croce. Non dobbiamo salvarlo noi. Perciò, siamo servi non insostituibili. Il termine “servi inutili” non è dispregiativo perché la radice della parola latina “in-utile” vuol dire che non cerca un “utile”, dunque persona non retribuita. Quei servi non sono incapaci, né improduttivi. Infatti pascolano, arano, preparano da mangiare. Niente a che vedere con cose che provochino frustrazione. Significa dunque: siamo servi senza pretese, senza secondi fini, senza scopo di lucro. Per un cristiano, il dovere coincide con un "di-più" (Mt 5,47). Gesù ci chiama a regalare la vita in un mondo che parla solo di profitto. Vuole che possiamo essere trasparenza di Vangelo perché attraverso i nostri piccoli gesti, la gente possa incontrare l’amore di Dio. Felice giornata.
13 - Buongiorno per tutto il giorno. La lebbra era considerata come una malattia pericolosa, che isola, dà la depressione e non perdona se non è curata bene. Nel racconto evangelico odierno, dieci lebbrosi compaiono dal nulla... (Lc 17,12). Credono nella salute prima di vederla. Entrano in un paese perché hanno saputo che Gesù, avendo il potere di guarire, passava. Con la sua parola risana e ridà speranza. Gesù dirà ai lebbrosi: "Andate, mostratevi ai sacerdoti" (Lc 17,14a). Si fidano. Vanno ancora malati e tornano sani (Lc 17,14b). Mentre vanno, si compie il miracolo. È sempre così. La guarigione arriva con il primo passo concreto di Fede. Il Samaritano guarito si sente dire da Gesù: "la tua fede ti ha salvato" (v. 19). Questa finale del racconto è il punto di arrivo del nostro cammino. Il Samaritano non si è accontentato della guarigione. Ha cercato il Guaritore, il Donatore, il Benefattore. Ha capito che il segreto della sua salute sta in Gesù. In effetti, è stato toccato da Gesù e ha trovato la vita eterna. Non soltanto è stato guarito nel corpo, ma anche nell'anima. È stato salvato (cfr. Lc 17,15-16). Gli altri nove si sono "persi". Non hanno saputo leggere i molteplici benefici divini che erano davanti a loro. È strano. La gratitudine è una cosa rara. La gratitudine è di chi ha capito i danni prodotti dal peccato e la gioia di tornare ad essere figlio di Dio. Che bella la gratitudine! È anche un cammino. Buona giornata.
14 - Buongiorno. “…quando verrà il regno di Dio?” (Lc 17,20a). È una domanda di fondo dei farisei. Ai Farisei stava a cuore la questione del Regno, i tempi e i modi del suo manifestarsi, ma per loro era problema solo politico. Serviva ai farisei un “messia” che liberasse dagli invasori. Gesù parla, invece, di un Regno di Dio che cresce tra le pieghe della storia. La venuta del regno di Dio non è clamorosa, appariscente e situabile cronologicamente. Non è da cercare tra gli eventi né da rincorrere apparizioni. Non è da cercare lontano dalla gente: “è in mezzo a voi” (Lc 17,21b). Lui stesso è il regno di Dio. È il lievito del mondo e lo respira chi si unisce con Lui. È un Regno che vive nel concreto del quotidiano.Gli occhi di carne servono a poco, vedono le cose; solo la comunione con Gesù consente di riconoscerlo. Una fede che ha bisogno di miracoli per poter credere è povera. Povera anche è la fede che ha bisogno di conferme. Dio esiste ed è un amore fatto di gesti concreti. Il Regno è il sogno di Dio e chi vede le cose con lui ne legge le orme. L’occhio umano vede solo l’oggi, quello del credente invece coglie i frutti del Regno. Felice giornata.
15 - Buongiorno. La distrazione è una brutta cosa. Una vita tutta ludica è anche una distrazione. Occorre essere vigili a ricevere la venuta del Signore nel giorno del giudizio che verrà all'improvviso. La preparazione a quel giorno comporta il distacco e il dono di sé dietro a Cristo e la sua croce. Il racconto evangelico rapporta quello che abbiamo detto: “…mangiavano, prendevano moglie e marito” (Lc 17,27). C’è un tempo di ricerca di Dio che piano piano si trasforma in tempo di attesa di lui, un Dio ritrovato dai suoi discepoli non più distratti. La “distrazione”, da cui deriva la superficialità, è infatti il vero pericolo di quest’epoca, come fu ai giorni di Noè, quando non si accorsero di nulla. È possibile vivere da utenti della vita e non da viventi, senza sogni e misteri; senza accorgersi di chi ti sfiora, ti rivolge la parola, di poveri alla porta o di naufraghi in mare. Si diventa d’improvviso ciechi e sordi, incapaci di vedere il pianeta avvelenato e la casa comune depredata dai nostri stili di vita insostenibili e incoscienti. Si può veramente vivere senza vedere i volti di popoli in guerra, di donne violentate, comprate, di anziani in cerca di carezze, di lavoratori precari derubati del loro futuro? Ecco la nostra cecità e la nostra distrazione. Per accorgersi è necessario fermarsi come i pellegrini a un certo punto, ascoltare attentamente come i bambini e guardare come gli innamorati: allora ti accorgi del dolore, della stanchezza, della mano tesa, degli occhi pieni di lacrime. E così si impara a vivere le giornate con “attenzione”, una parola che non indica uno stato d’animo, ma un vero movimento, un “tendere-a”. La vita si gioca sulle strade e Dio è “colui che viene” senza clamore sui passi dei poveri e dei lacerati. Servono occhi puliti per riconoscerlo. Convertiamoci e scopriremo la centralità di Gesù Cristo in questo mondo. Buona giornata.
16 - Buongiorno e buon fine settimana. Il racconto evangelico odierno ci parla della necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai (Lc 18,1). L'evangelista aggiunge che bisogna gridare verso Dio "giorno e notte" (cfr. Lc 18,7). Gesù invita a fare di tutta la nostra vita una preghiera perenne e di perseverare in essa (cfr. Lc 18,8). A noi pare impossibile pregare sempre, ma non si tratta di dire preghiere di continuo e di non staccare la spina con Lui perché pregare è come voler bene. Sant'Agostino dice: “il desiderio prega sempre, anche se la lingua tace...”. Perché pregare? È per vivere. La preghiera è l’ossigeno della vita. Gesù fa di una vedova che ha subito dei torti una maestra di preghiera. Andava ogni giorno da un giudice corrotto a chiedere giustizia, per avere un risarcimento. Notate che Gesù rivela una predilezione per donne come lei che in Israele rappresentavano la categoria dei senza difesa. Di esse si prende cura Dio stesso. L’insistenza della vedova rivela che la preghiera è un “no” alla prepotenza e alla rassegnazione, al “così vanno le cose”. Lei proprio non ci sta.Una domanda: Dio esaudisce le nostre preghiere? Dio ascolta ogni preghiera. È lo Spirito Santo a darne attuazione in base alle necessità più vere. Non si prega per cambiare la volontà di Dio, ma per cambiare il proprio cuore; non si prega solo per ottenere cose, ma per essere trasformati in ciò che si prega. Questo è importante. Che Dio ci dia la grazia di capirlo. Felice giornata.
17 - Buongiorno e felice domenica. Nel Vangelo di oggi, abbiamo una visione del Figlio dell'uomo (Mc 13,26), un'avvenimento della fine dei tempi che richiede di vigilare. I segni che precedono la fine di cui parla Gesù sembrano realizzarsi oggi: guerre, migrazioni, pandemia, povertà diffusa, tensioni e strappi nella Chiesa. Sì, finisce il mondo costruito sull'inganno e la prepotenza… Ma bisogna saper leggere i segni dei tempi. Le prime comunità cristiane erano sotto l'Impero Romano che reagiva violentemente. Come a quell'epoca, abbiamo oggi una situazione analoga di fine impero, di passaggio. Eppure, per chi sa “vedere”, c’è un messaggio di speranza per i discepoli: cadono le stelle (Mc 13,25), cioè gli imperatori ed astri venerati dalle religioni pagane. L’arroganza vedrà la nuova Fede come minaccia. Cadrà la visione superficiale e superstiziosa di Dio. Ma la piccola fede cristiana sarà protetta dal Signore stesso e non avrà da temere. Le sue comunità saranno come germogli del fico e porteranno frutto (cfr. Mc 13,28).Dobbiamo solo confidare nel Signore perché non crollerà la Chiesa né le comunità che non riducono la fede a tradizione. Nella nostra Fede, ciò che crollerà sarà ciò che abbiamo aggiunto, allontanandoci dal Vangelo o tradendolo. Che crolli l'inutile e resti l'essenziale. Buona giornata
18 - Buongiorno e buon inizio settimana. Gesù passa accanto a noi. Non lasciare mai passare questa opportunità unica. È necessario aggrapparsi su di Lui. La storia del cieco è proprio la nostra storia. Un cieco siede ai bordi di una strada che sale da Gerico a Gerusalemme, fiducioso di racimolare qualche aiuto dai pellegrini di passaggio (cfr. Lc 18,35). La sua vita dipende da quanti passano e lo guardano con gli occhi di pietà e di commiserazione, convinti che la sua cecità sia causata dai suoi peccati. Questa era il pensiero del giudaismo antico. Il nostro cieco non ci vede, ma ha allenato l’udito. Sente il vociare della folla e chiede: “sta passando Gesù di Nazaret” gli dice qualcuno (Lc 18,36-37). E lui, nella sua situazione, grida fiducioso al Signore come al suo Messia (Lc 18,38). La fede salva. La missione del discepolo è di dire ai ciechi dove passa Gesù. Ma non tutti fanno così. C’è chi zittisce il cieco (Lc 18,39a) ritenendo la Fede un affare privato. Il Signore ascolta il grido del povero (Sal 33,7). Gesù si ferma. Si occupa del povero uomo. Questo è l'insegnamento per noi. Gesù continua a passare sulle strade della vita ed è possibile parlargli. Libera dalla cecità in cui si può sprofondare. Guarisce il cieco-mendicante di Gerico, prima come uomo, poi come non vedente. Lo guarisce dentro con una voce che pare una carezza e lo trasforma in suo discepolo. Gesù lo fa uscire dalla sua umiliazione e vergogna. Prima, si sentiva emarginato e ora si riscopre rivestito di dignità. Il cieco di Gerico va verso Gesù pur non vedendolo (cfr. Lc 18,40). Siamo tutti come lui, in attesa che la sua Parola ci raggiunga e riapra gli occhi dello spirito per diventare veri discepoli e testimoni (Lc 18,43). Felice giornata.
19 - Buongiorno per tutto il giorno. Gesù salva colui che nessuno voleva salvare, che nessuno poteva, né avrebbe saputo salvare, eccetto Dio (Lc 19,7.10). Zaccheo, un pubblicano, un uomo ritenuto non molto raccomandabile è in cerca della luce e della salvezza. Sale su un albero per vedere Gesù e scopre di essere atteso e chiamato per nome (Lc 19,4). Il cercatore si accorge di essere cercato: “scendi, devo fermarmi a casa tua” (Lc 19,5b). Non gli fa la predica: “scendi e cambia vita”. Zaccheo prima incontra Gesù, poi si converte. Gesù si rivolge a lui: “Oggi devo venire a casa tua” (v.5), desidero entrare nella tua vita. Non ti voglio portare nel mio mondo, ma voglio entrare io nel tuo. La sua vocazione è subito una conversione, un impegno di vita nuova, una riparazione del mal compiuto in passato. Per salvare e guarire, Gesù non pone condizioni: chiede ospitalità nel cuore di Zaccheo. La misericordia fa così: precede; non pone vincoli, apre porte sul futuro. Non solo verrò a casa tua, dice Gesù, ma mi siederò a tavola. La tavola è il luogo dove nasce la relazione, cresce l'amicizia e si rafforzano i legami. Zaccheo spalanca le porte e si scioglie: ecco qui, Signore, la metà dei miei beni per i poveri; e se ho rubato, restituisco quattro volte tanto (Lc 19,8). È una vera conversione. In conclusione, sappiamo che Dio perdona prima che ci convertiamo a lui. Il suo perdono suscita la nostra conversione e la fa fiorire. Cerchiamo il Signore e Lui si avvicinerà a noi per mostrare il suo cuore, pieno di misericordia. Buona giornata.
20 - Buongiorno. A differenza di Matteo che parla di talenti e di tre servi, Luca presenta dieci servi a ciascuno dei quali è affidata una moneta d’oro, equivalente al salario di tre anni di lavoro (Lc 19,13a). Il personaggio della parabola che si allontana per un viaggio è Gesù che sta partendo per il Cielo. Ritornerà alla fine del mondo rivestito di gloria. Nel tempo della sua assenza consegna i suoi beni (che possono essere i talenti) ai servi affinché li facciano fruttificare (Lc 19,13b). È il tempo della “missione” che segna la vita della Chiesa. Dei nemici proveranno ad opporsi alla sua presenza (v. 14) e non mancheranno i martiri. Egli tornerà come promesso e chiederà conto del Vangelo (v. 15). Come premio del servizio reso, i discepoli fedeli e coraggiosi parteciperanno alla sua dignità e alla sua festa (cfr. Lc 19,16-19). Chi legge con cura la parabola non scopre un Dio contabile che rivuole indietro i propri soldi, ma un Padre pronto a premiare i servi per la generosità dimostrata. Nella parabola, non c'è egoismo né gelosia: chi dà dieci monete non è più bravo di chi ne dà di meno. L'amore e l'impegno sono la misura e il motore di tutto. Amore è amore ed ha sempre lo stesso peso straordinario. Buona giornata.
21 - Oggi è la memoria della presentazione della Beata Vergine Maria al tempio. Questa memoria indica la totale consacrazione e appartenenza della Vergine a Dio fin dall'infanzia. Il brano evangelico odierno ci parla della parentela di Gesù. I legami di sangue sono importanti, ma non esclusivi (Mt 12,47-48). Anzi, a volte è pure utile qualche strappo. Il legame con Cristo si stabilisce mediante il compimento della volontà di Dio (Mt 12,50). È il Padre che rende figli e fratelli. Qui vale l'ordine della grazia e della fede. I vincoli di fede sono stabili ed eterni, mentre quelli del sangue diventano una gabbia se non traggono ispirazione dal Vangelo. Il Vangelo è Gesù stesso che parla. È il Verbo di Dio accolto da Maria nel suo grembo. Trasformata e modellata dalla parola, diventerà il punto di riferimento della Chiesa dopo la Pentecoste.Molti sperimentano, grazie alla condivisione di Fede, una speciale relazione fraterna che ha Dio come baricentro e, per questo, dura per sempre. Santa Maria, Madre di Gesù Cristo, prega per noi perché possiamo offrirci anche noi a Dio. Felice giornata.
22 - Buongiorno. Oggi è la memoria di Santa Cecilia, vergine e martire, modello di vergine cristiana. Mentre si elevano canti e suoni per il suo matrimonio, Cecilia innalza nel cuore un inno al suo Sposo divino. Da qui deriva il suo ruolo di ispiratrice e patrona della musica e del canto sacro. Nel brano evangelico odierno, Gesù purifica il tempio scacciandone i venditori e cambiavalute (Lc 19,45). Così Gesù elimina dal tempio tutto ciò che è contrario alla santità divina e ridefinisce la destinazione del tempio come "casa di preghiera" (Lc 19,46). Con questo spirito, si colloca tra i profeti che lottavavo per l'interiorità e la santità di Dio. Il tempio ridotto a mercato, a vitello d’oro… è facile vestirsi da cambiamonete: io offro a Dio sacrifici, preghiere e lui mi assicura fortuna e salute. Occorre rovesciare il tavolo, capovolgere il rapporto con Dio perché il suo aiuto non potrà mai essere pagato… fosse così sarebbe un amore mercenario. La rivoluzione voluta da Gesù è totale. Lo mostrano i tavoli rovesciati, le sedie capovolte, le gabbie aperte. Vendevano animali per i sacrifici. È finito il tempo del sangue, di vite soppresse per dare lode a Dio. Per bocca dei profeti Dio aveva detto: “io non bevo il sangue degli agnelli, io non mangio la carne dei sacrifici” (cfr. Os 6,6; sal 50,8.23; Is 1,11). Gesù cambia il rapporto con Dio. Lui non chiede offerte, offre se stesso; non ruba, dona tutto. Prende su di sé il nostro male senza chiedere nulla. E questa è una novità per una vita cristiana autentica. Buona giornata
23 - Nel brano evangelico odierno, Gesù afferma la risurrezione dei morti. I Sadducei raccontano una storiella inverosimile di una donna, vedova più volte, e mai madre (Lc 19,29-32). Loro intento è di cercare a ridicolizzare Gesù nella sua certezza della risurrezione. Il patrimonio genetico è l’unica eternità che essi riconoscono perché garantirebbe loro di mantenere intatta l’eredità economica familiare. La donna è descritta come un oggetto: «si prenda la vedova. Allora la prese il secondo e poi il terzo, e così tutti e sette». Così dicono i Sadducei. Il loro racconto non è sfiorato neppure dall’idea di amore o di relazione interpersonale. Si usa la vita di quella creatura solo a finalità riproduttiva. Purtroppo. Gesù non ci sta, e alla loro domanda banale (di quale dei sette fratelli sarà moglie quella donna?= versetto 33) contrappone un mondo totalmente altro. “Quelli che risorgono non prendono né moglie né marito” (Lc 20,35). Non sarà la fine degli affetti… rimane l'amore (1Cor 13,8), anche se ad esprimere l’affetto non sarà più il corpo. Lo spirito, dice Gesù, non prende né moglie, né marito (cfr. Lc 20,35). Tuttavia l’amore rimane in eterno. Scompaiono le ombre dell’umano: invidia, gelosie e paure. A noi che abbiamo fatto tanta fatica per amare, sarà dato di amare con il cuore di Dio. Dio è eterno, pure noi. Siamo immortali come Lui. È quello che l'evangelista Luca afferma. Il Dio della vita non può essere circondato da morti (cfr. Lc 20,38). Buon cammino di speranza e buona giornata.
24 - Buongiorno nel giorno del Signore. Solennità di CRISTO RE. Nel racconto evangelico di oggi, abbiamo due scuole a confronto: Pilato e Gesù, la forza dell'impero e quella dell'uomo-Dio in catene. A stare con Gesù si respira un’aria di libertà. Mai ha svenduto il suo pensiero a differenza di Pilato così poco affidabile. Nel brano evangelico proposto oggi, il processo di Gesù davanti a Pilato ha come scopo di mettere in luce la regalità di Gesù. Pilato gli chiede: Tu sei re? (Gv 33b). Tutti gli evangelisti riportano la domanda di Pilato (Sei tu il re dei giudei?). Vuol conoscere quel Galileo che riscuote consensi, ma che il Sinedrio vuole morto. È pericoloso un uomo così? Gesù invita Pilato a guardarsi dentro: “il mio regno non è di questo mondo” (Gv 18,36). Ci sono due mondi: “io sono dell'altro”, cioè abito l’Oltre. Pilato è circondato da guardie del corpo, ma sperimenta la solitudine dei falsi “potenti”; non può dire quello che pensa perché deve obbedire a Cesare. Gesù, Lui, non arruola eserciti, né entra nei palazzi dei signori. “Metti via la spada” (Mt 26,52), dirà a Pietro, altrimenti avrà la meglio il crudele. Cos’è la verità? (Gv 18,38), dirà Pilato durante il processo di Gesù. Avrebbe dovuto porre un’altra domanda: “chi è la verità?”. È Gesù, quell'uomo le cui parole sono spirito e vita (Gv 6,63b). È Gesù con la sua carne e il suo sangue. È il potere vero che cambia il mondo. Potere vero che cambia il mondo è l'amore, amare di un amore disarmato. Il regno di Gesù è già qui ora, ovunque si ama. Felice domenica.
25 - Buongiorno e buon inizio settimana. L'elemosina è più utile a chi la fa che a chi la riceve. Se però ciò che si regala è fatto per ostentazione, il gesto diventa stonato, non producente. Gesù non si lascia incantare dalle offerte dei più ricchi che sembrano dare somme per le necessità del tempio (Lc 21,1). È colpito invece dalle poche monete date da una vedova (Lc 21,2). Gesù ne legge la rettitudine e ne “vede” la disposizione interiore, pulizia del cuore. Gesù la indica come modello di vero discepolato per l’autenticità del suo gesto (Lc 21,3-4). La vedova compie un gesto di generosità, un vero atto di Fede perché non trattiene qualcosa per l’incerto futuro. Si priva anche del necessario per vivere. Confida solo nella provvidenza. L’evangelista è chiarissimo: i ricchi gettavano molte monete, ma una vedova povera vi gettò due spiccioli, un niente, ma pieno di cuore. Per Dio, non è la “quantità” che conta, ma la sincerità, lo spirito del cuore. Conta molto di più la “qualità”, ossia quanto peso di vita c'è dietro: di cuore, di lacrime, di speranza, di fede. Questa è la chiave di lettura del brano. L'uomo, per star bene, ha necessità di dare. E quando si dà col cuore ci si avvicina a Dio. Lo sa bene la vedova che vive come gli uccelli del cielo. L'elemosina esprime vicinanza ai fratelli nella prova e, come ricorda san Pietro, “copre una moltitudine di peccati” (1Pt 4,8). Fate la vostra elemosina con tanta umiltà e discrezione (cfr. Mt 6,3-4). Buona giornata.
26 - Buongiorno per tutto il giorno. Ci sono voluti circa 80 anni per riedificare il tempio di Israele (19 a.C - 62 d.C), il cuore della Fede, oltre che la meta di pellegrinaggi. Ma non ne resterà pietra su pietra (Lc 21,6). Per ogni israelita il tempio era il fiore all’occhiello, ragione di orgoglio. Una fierezza che gli impedirà di vedere le nubi che si andavano addensando sulla sua storia. Sentire una profezia sulla distruzione del tempio è doloroso. Il tempio sarà utilizzato per soli 8 anni e poi raso al suolo dall'esercito di Roma giunto nella Città santa per sedare una rivolta di popolo. Non resterà pietra su pietra neppure di ciò che costruiamo “senza la croce” anche nella Chiesa, di ciò che è opera nostra a prescindere da Dio. Solo il Signore e il suo amore donato rimangono in piedi. Il resto andrà in rovina. Solo l'essenziale dura, anche nella fede, anche nella Chiesa. Non spaventiamoci per il dopo (cfr. Lc 21, 8-11). È Gesù a rassicurare: il mondo sopporta violenze e guerre, ma esse non indicano l'imminente arrivo del Signore. Non sappiamo quando egli tornerà, teniamoci pronti, puntando lo sguardo su di lui e sapendo che, alla fine, sarà lui ad avere l'ultima Parola. Serve rimanere dunque desti anche quando tutto sembra andare per il verso giusto: vivere di Lui come se “oggi” fosse quel giorno. Il cristiano deve mantenere la serenità e la sua fiducia nell'unico Salvatore. Felice giornata.
27 - Buon giorno. Con un linguaggio apocalittico, Luca non vuol raccontare la fine del mondo, ma il mistero che lo avvolge. Ad ogni prova (cfr. 21,12.16-17) segue un tornante di speranza (Lc 21,13-15.18) .Dio mantiene lo sguardo fisso su di noi. Egli non è il giudice che incombe, ma il custode di ogni ferita e frantumazione, pronto sempre a ricrearci. L’umanità vive sul crinale della storia: da un lato il versante oscuro di una violenza che distrugge, dall'altro il versante di una tenerezza che salva. Nella lotta contro il male, le sue angherie e soprusi, Gesù invita a non demordere mai e dice: “con la vostra perseveranza salverete la vostra vita” (Lc 21,19). Non il disimpegno, il chiamarsi fuori, ma il prendersi cura della terra e delle sue crepe, dei piccoli e delle loro lacrime. Perseveranza è binomio di fermezza e costanza. Se nel mondo sembrano vincere i violenti, non ci arrendiamo, pur quando la lotta contro il male sembra lasciarci perdenti. Alla fine, vincerà la perseveranza. Il filo rosso della storia è nelle mani di Dio. Non c'è da temere perché a sostenere e fortificare i discepoli è il Signore in persona (Lc 21,14.18-19). Coloro che si sono venduti al male, saranno travolti dalle sue logiche. La violenza si autodistruggerà. Come operare allora nel nostro contesto? Bisogna usare lo stile o meglio l’arte del contadino che risponde alla grandine piantando nuovi alberi. Piantare, attendere, avendo cura di ogni foglia, è sapienza. Buona giornata.
28 - Buongiorno per tutto il giorno. Nel vangelo odierno, Luca fa sentire il gemito delle cose che passano. Qualcosa muore (cfr. Lc 21,20-26) e qualcosa nasce (Lc 21,27). Pare di avvertire le doglie di una donna pronta ad essere madre. La creazione, dice san Paolo (Rm 8, 22) porta in grembo sempre nuove vite e le genera al mondo. È tempo di tanta fatica anche nella Chiesa: cresce l'indifferenza religiosa, calano le vocazioni, le strutture ecclesiastiche perdono consenso e fiducia. La Fede lascia intravedere la fine di un’epoca e nuovi stili di presenza: stagione altra più essenziale e convincente. Dei nuovi tornanti dicono che serve offrire altri modelli di sviluppo e nuovo sistema universale fondati non su una crescita infinita, ma sul rispetto della natura, di sobrietà e solidarietà. Ci si sente quasi smarriti. Ma guai ad assecondare la paura, ad appesantire il cuore per la propria fragilità o l’incertezza del futuro. Gesù ci ha chiamati e inviati. L’unica strada percorribile è la sua: fatta di molto coraggio e apparenti insuccessi. Voi suoi discepoli, “Alzatevi, la vostra liberazione è vicina”, dice Gesù (Lc 21,28). Bisogna essere preparati con la fede e accogliere la Parola di Dio. Serve dunque rimettersi in piedi, da veri discepoli, spalle dritte, vita verticale e camminare verso Gesù, il nostro vero liberatore. Felice giornata.
29 - Buongiorno. In questo racconto evangelico, Luca mostra che Dio chiede occhi di fiducia in Lui. Nella descrizione dei fenomeni naturali, sottolinea che vengono meno i punti di riferimento abituali. Nelle catastrofi naturali e nelle tragedie della storia c’è chi vorrebbe riconoscere l’ira di Dio, il suo castigo per i peccati dell’umanità. Ma Dio non è lì. Lui chiede occhi di fiducia per vedere il gonfiarsi delle gemme sulla pianta di fico; un segno piccolo, ma sufficiente per dire che “l’estate è vicina”, segno di speranza (cfr. Lc 21,31). Dio salva dietro agli sconvolgimenti. La sua Parola trasforma pure lo sguardo: là dove vediamo fallimenti, essa vede l’estate. Les Parole di Gesù sono forti : “Le mie parole non passeranno” (Lc 21,33). È la certezza che egli ritornerà e che il futuro, pur tra segni contrari, resta saldo nelle sue mani. Nel brano evangelico odierno, il Signore ci chiede fiducia e vigilanza ossia “osservare, guardare, vedere”, tenere gli occhi aperti. E poi, dobbiamo “capire da soli” (Lc 21,30), che non bisogna uniformarsi alla logica mondana, ma fondarsi sulla Parola che rimane salda come roccia. Così, il fico apparentemente morto d’inverno, mette germogli a fine primavera. Fiorisce pure l’albero della Croce; dà senso alle prove quotidiane ed è seme di salvezza di tutti. Buona giornata.
30 - Buongiorno e buon fine settimana. Oggi è la festa di Sant'Andrea, Apostolo. Ad accompagnarci nei primi tornanti del tempo di Avvento di quest'anno, ecco Andrea, fratello di Simon Pietro, che portò il Vangelo in Turchia, in Russia e in Grecia. Andrea non aveva mai sentito pronunciare il proprio nome da Gesù. Gesù ha uno sguardo penetrante e lo chiama (cfr. Gv 1,38-39a). Chiederà disponibilità piena ad Andrea. Sarà con lui sempre e raccoglierà con la rete del Vangelo donne e uomini, come faceva da pescatore (cfr. Mt 4,19). Da pescatore di pesci, diventerà pescatore di uomini... Dio che smuove i cuori, libera dai lacci del peccato, e Andrea potrà consegnargli le sue reti gonfie. Andrea è tra i primi a seguire Gesù (cfr. Mt 4,20). Originario di Betsaida, si sposta con il fratello a Cafarnao perché non c’era futuro a Betsaida. Già discepolo del Battista con Giovanni, incontrerà Gesù con l’amico (Gv 1,35-37) e trascorrerà un intero pomeriggio in sua compagnia (Gv 1,39). Sarà lui a condurre il fratello Simon Pietro davanti a Gesù (cfr. Gv 1,40-42). San Giovanni Crisostomo lo scrive meglio: "Guidò il fratello alla sorgente stessa della luce con tale premura e gioia da non aspettare nemmeno un istante" (Dalle Omelie sul Vangelo di Giovanni, 11,1). L’evangelista Matteo dirà che “lasciarono la barca e le reti e lo seguirono”, ma la fatica vera sarà quando lasceranno loro stessi. Fatica ben ripagata. Ognuno di noi ha incontrato Gesù perché qualche buon “Andrea” glielo ha indicato. Un miracolo d’attrazione che continua da duemila anni e la Chiesa integra anche oggi nuovi discepoli. Buon onomastico a quelli che portano il nome di Andrea. Buona giornata.